Intervista al candidato sindaco di Per Siena. "Valentini? E' un contabile"
di Augusto Mattioli
SIENA. “Conosco molto bene Bruno. Che dire? È un contabile. Ha limiti oggettivi, e non è nemmeno giusto fargliene una colpa: purtroppo non può avere una visione che vada al di là dei numeri” E’ ciò che pensa Pier Luigi Piccini, di Valentini, attuale sindaco di Siena “ Lui si ferma a ciò che può avvenire dentro le mura, il resto del mondo gli è sconosciuto. Mette autovelox per ripianare il bilancio, ma poi perde milioni e milioni e euro di contributi europei perché non è capace di far fare progetti e avanzare domande”. Sulla decisione di andare a Parigi dopo la bocciatura alla presidenza della Fondazione Piccini precisa che “ In realtà stavo valutando altre offerte, avrei voluto dimettermi. Fui invitato caldamente a restare al Monte dei Paschi e ad accettare quell’incarico perché sarebbe stato solo temporaneo, in attesa di una mia valorizzazione a Siena, fino ai vertici della banca”. E sul caso Rossi dice che “questo argomento va trattato con delicatezza e garbo. È una vicenda delicata e personale. Naturalmente ho le prove per dimostrare il contrario”. E a chi lo accusa di interessi elettorali su questa vicenda risponde: “chi fa un affermazione simile non mi conosce. Io cerco solo la verità: lo devo alla famiglia di David e a una persona che ha lavorato con me, per anni. Volevo solo dare indicazioni su piste da seguire, tant’è che poi ho fatto una intervista “vera”, che non hanno mai mandato in onda”.
Perché si è candidato ancora a Siena? Per una rivincita personale?
Sono stato Sindaco di Siena per più di 10 anni. L’ho fatto in una stagione esaltante e straordinaria di questa città, riconosciuta da tutti i cittadini. Non ho quindi nessuna ambizione personale, come è ovvio. Ma devo confessarlo: mi anima l’idea che Siena sia una grande città, e che la sua attuale condizione sia inferiore, troppo inferiore rispetto al suo potenziale. Voglio restituire a Siena la sua dimensione, costruire una nuova classe dirigente, giovane e competente, e lasciare a loro una Siena di nuovo in ordine, di nuovo grande. A convincermi sono state le sollecitazioni di tanti senesi che mi hanno spinto ad impegnarmi di nuovo. Ho accettato volentieri, senza chiedere niente in cambio: rinuncerò persino allo stipendio da Sindaco. Potevo godermi la pensione, che riscuoterò tra qualche mese, ma ho sentito dentro di me la necessità, di fare qualcosa per la comunità, come dovere morale.
Perché quando fu fatto fuori dalla Fondazione Mps accettò di andare a Parigi? Sono molti a voler sapere le motivazioni di quella scelta?
In realtà stavo valutando altre offerte, avrei voluto dimettermi. Fui invitato caldamente a restare al Monte dei Paschi e ad accettare quell’incarico perché sarebbe stato solo temporaneo, in attesa di una mia valorizzazione a Siena, fino ai vertici della banca. Pensavo di poter continuare a dare un mio contributo, nel solco di una buona amministrazione pubblica: da sindaco sono uscito con un gradimento altissimo, riconosciuto da tutti i cittadini in modo trasversale, con una città all’apice della qualità della vita e del benessere (e senza contributi della Fondazione, solo con la mia autorevolezza e il mio buon governo). Quindi, avrei voluto proseguire un lavoro, da un altro versante. Alla fine, comunque, l’esperienza parigina è stata molto importante. Ho trovato nuove idee, ho acquisito conoscenze ed esperienza, ho raccolto contatti internazionali di altissimo livello che ora posso mettere nel bagaglio di amministratore pubblico, aggiungendolo ai requisiti che già ho, avendo fatto il sindaco, e avendolo fatto bene.
Di chi le responsabilità della crisi della Banca e quindi della Fondazione?
Le responsabilità sono di una classe dirigente che non si è dimostrata all’altezza. Fino a un certo punto questa città ha espresso buon governo, ricchezza, un benessere diffuso. Poi hanno vinto i personalismi, i partiti si sono sfaldati, singoli personaggi legati a poteri e amicizie hanno preso il sopravvento ma, certo, non nell’interesse collettivo. Sono mancati il controllo e la capacità di selezionare nomi per i ruoli chiave guardando alla professionalità e al merito, come si faceva un tempo. Venendo meno questa funzione, sono emersi personaggi come Mussari, il quale, candidamente, ha poi ammesso che “fare il banchiere non è il mio mestiere”. Uno dei temi è proprio questo: le persone nei ruoli chiave vanno individuate per i loro meriti, non per la loro fedeltà a un partito, o a una corrente di partito. Un punto fondamentale, che abbiamo inserito nel nostro programma.
Rispetto a quando era sindaco la città come è oggi?
Siena è impoverita, non dà prospettive ai propri figli, non ha una visione di sviluppo .Non c’è futuro, ma sono convinto che abbia ancora, dentro di sé, le energie necessarie per tornare grande. È stata ridotta a una città di provincia, con spettacoli e manifestazioni di basso livello, gazebo e sagre in piazza del campo, una delle più belle piazze del Paese. Inaccettabile. Per di più, un turismo mordi e fuggi e di basso livello è stato sostanzialmente incentivato. E così, i turisti lasciano quasi la metà di soldi rispetto a dieci anni fa, facendo una media della spesa giornaliera pro-capite. Non si produce cultura, le aziende sono in crisi, mentre istituzioni un tempo prestigiose, dalla banca all’Università, stanno attraversando momenti difficili. Persino il Comune è pieno di debiti, nonostante i proclami di chi ci vorrebbe far credere il contrario. Ai miei tempi nasceva il museo di arte contemporanea, si realizzavano scale mobili (senza un euro di soldi pubblici spesi per realizzarle), si facevano il piano del traffico e il piano del colore, si investiva nella tecnologia, nei servizi, Siena aveva un respiro internazionale. Si viveva bene, e i cittadini se lo ricordano, anche se il ricorso rischia di sembrare lontano.
Cosa ne pensa della gestione Valentini?
Conosco molto bene Bruno. Che dire? È un contabile. Ha limiti oggettivi, e non è nemmeno giusto fargliene una colpa: purtroppo non può avere una visione che vada al di là dei numeri. Lui si ferma a ciò che può avvenire dentro le mura, il resto del mondo gli è sconosciuto. Mette autovelox per ripianare il bilancio, ma poi perde milioni e milioni e euro di contributi europei perché non è capace di far fare progetti e avanzare domane. Non ha una strategia su niente, come hanno dimostrato il concerto di Nina Zilli o il cioccolato in piazza del Campo. Fa le cose come vengono, senza un minimo di riflessione, di idea di città. Prendiamo la cultura e il turismo: guarda agli arrivi e ai biglietti staccati, ai turisti che arrivano per poche ore generando un costo sociale ed economico, non a sviluppare una produzione culturale cittadina, un’attività didattica, formativa e di digitalizzazione che porterebbero tanti posti di lavoro, richiamando un pubblico di qualità per più giorni. Ma anche se fosse capace, con Valentini si sa già come andrà a finire: è prigioniero di tante anime dentro al Pd. Già nella scorsa legislatura è stato bloccato dai veti incrociati, vedi il Piano di indirizzo, oppure il Piano della mobilità sostenibile. E sarà così anche in futuro, se non si sceglie un sindaco che, invece, non ha condizionamenti di sorta dall’esterno. Mi permetto di dire che sono l’unico, grazie a scelte forti e, a quanto pare gradite dai senesi, a poter dire di non averne.
Lei ha creato ancora attenzione nei suoi confronti con la trasmissione delle iene su David Rossi. C’è chi la accusa di una mossa in vista delle elezioni a Siena.
Questo argomento va trattato con delicatezza e garbo. È una vicenda delicata e personale. Naturalmente ho le prove per dimostrare il contrario. E chi fa un affermazione simile non mi conosce. Io cerco solo la verità: lo devo alla famiglia di David e a una persona che ha lavorato con me, per anni. Volevo solo dare indicazioni su piste da seguire, tant’è che poi ho fatto una intervista “vera”, che non hanno mai mandato in onda. In ogni caso non ho niente da nascondere. Tuttavia, quello che ho detto con una certa libertà, pensando di non essere registrato, mi sembra che abbia aperto un ragionamento interessante. Questo, come ogni passo verso la verità, mi pare positivo. Non è una questione da chiudere in una ambito cittadino: il Monte dei Paschi opera a livello internazionale. Quindi, nessuna censura: i fatti vanno affrontati. Fare chiarezza è un bene, non certo continuare a gestire il potere con forme discutibili.
Quali sono i temi più significativi del programma della sua lista?
Il programma, che è stato costruito insieme ai candidati e tante sensibilità, punta alla riqualificazione del decoro urbano, a fare nuove strade e marciapiedi, a eliminare il traffico, attraverso modalità credibili e coperture finanziarie. Sopratutto, abbiamo una visione ampia di sviluppo per riuscire a trattenere i giovani, a generare cultura, a dialogare con il resto della provincia. Puntiamo a trattenere i turisti con servizi per più giorni, grazie a SienaPass, una card di cittadinanza, e a distribuire il ricavato come beneficio ai senesi: quindi, bus e musei gratuiti, agevolazioni per impianti sportivi, spettacoli, eventi e altre opportunità. Così verrà incrementato l’uso dei mezzi pubblica e la città sarà liberata dal traffico, potranno nascere nuove aree verdi, zone per lo sport. I cittadini, inoltre, avranno anche un chiosco per ogni quartiere, dove fare certificati, chiedere aiuto e ottenere servizi utili a soddisfare anche le piccole esigenze quotidiane. Queste strutture serviranno anche come controllo sociale. La sicurezza è una priorità: va reintrodotto il vigile di quartiere, serve un maggiore presidio delle forze dell’ordine. Ma le innovazioni sono tante: badante di condominio, asilo a domicilio. La città farà un salto di qualità, recupererà prestigio. Ciò grazie anche a investimenti sulla cultura, sull’agroalimentare, che porteranno posti di lavoro, al recupero di tanti immobili nel centro storico per nuove attività, insediamenti di famiglie senesi. Come si fa tutto questo? Con pianificazioni certe, finanziamenti europei, concertazione, nascita di nuovi strumenti gestionali e finanziari: ad esempio, una fondazione sul turismo, coinvolgimento di investitori privati, società miste, un fondo immobiliare. Questo occorre: la capacità di sviluppare progetti, intorno ai quali raccogliere investimenti.
Lei ha una lista anche con giovani e giovanissimi. Sta preparando una nuova classe dirigente?
Questa motivazione sta alla base del programma e della mia candidatura. La mia esperienza è a disposizione: sarò un bravo direttore d’orchestra e la mi soddisfazione sarà riposta nel vedere nascere, ripeto, un nuovo gruppo di amministratori pubblici. Una grande soddisfazione per me, una bella prospettiva per Siena.