Il buon governo, la città, la campagna. Oltre gli annunci elettorali
SIENA. L’anno del Lorenzetti, celebrato in una mostra al Santa Maria della Scala, suscita in tutta la nostra comunità un sentimento di orgoglio e rende quasi inevitabile una riflessione sul suo capolavoro, l’allegoria del buon governo. Sorprende quella gigantesca “foto” di un contesto paesaggistico armonioso, dove dominano pace e sicurezza, il lavoro, in una divisione dell’affresco a metà: nel lato sinistro compare la città, in quello destro la campagna. La fortuna di Siena, nasce nel dialogo costante e ben governato tra dimensione urbana e rurale: un insegnamento che non ha perso significato nel corso dei secoli, anzi. Il problema del rapporto di una città e il suo territorio si è modificato nel corso del tempo, come si è modificato il ruolo e la funzione di Siena. Paradossalmente, questa città si è trovato dall’essere al centro delle vie di comunicazione e dei commerci (la via Romea o Francigena), e poi ai margini; ad avere un ruolo da protagonista nell’economia e nelle scelte politiche mondiali prima e nella produzione culturale, poi all’essere ridotta a una città minore, contornata di latifondi poco produttivi, dominata da una borghesia che prima era ricca e attiva, poi è diventata parassitaria. Restano in eredità meraviglie artistiche e architettoniche, istituzioni importanti: una Università, una banca e un ospedale che sono tra i più antichi e prestigiosi al mondo. Ma ormai Siena ha rinunciato al proprio naturale protagonismo, al ruolo di capitale del sud della Toscana, dimenticandosi di aver governato su circa un terzo dell’attuale regione, di aver avuto artisti e famiglie importanti. Un ruolo cui può, deve tornare a candidarsi.
Oggi, lo scollamento tra città e campagna che il Lorenzetti cancellava con la sua straordinaria visione è evidente. C’è stata una chiusura all’interno delle mura fisiche e metaforiche delle proprie tradizioni (la strenua difesa di un prestigio appannato), che ha creato una profonda spaccatura da ciò che è “dentro”, e ciò che è “fuori”. “Io sono nato nelle lastre” era la frase ricorrente, per manifestare una certa superiorità nei confronti di chi viene dalla campagna. Ma il rapporto di forza e di prestigio si è ben presto capovolto. La crisi del Monte dei Paschi e la crescita di valore delle produzioni vitivinicole hanno trasferito in campagna il lusso che sembrava essere una prerogativa cittadina. Dunque, la necessità di recuperare un dialogo istituzionale, culturale ed economico della città con il resto del mondo è il vero problema da risolvere. Il potente di turno, o il sindaco in scadenza elettorale, a seconda delle convenienze, hanno parlato di aeroporto ad Ampugnano o alta velocità ferroviaria nella lontana Chiusi. Hanno puntato tutte le loro attenzioni sul rendere più facile arrivare a Siena, senza pensare che il vero nodo non è come arrivarci, ma perché. Non è dare nuovi mezzi per rendere più facile raggiungere Siena, ma dare motivazioni inedite, rendere la città viva, attrattiva, seduttiva dal punto di vista culturale.
Le nuove normative danno a Siena, in quanto capoluogo, interessanti prerogative sulla promozione turistica a livello provinciale. Questa è una occasione da cogliere. In ogni caso, perché Siena non è ancora diventata una vetrina del territorio? Perché Siena non è il brand portante, capofila, promotore di tutta l’area che la circonda? Qual è il piano di marketing territoriale della città di Siena? Su cosa abbiamo scelto di puntare, cosa rende diversa, unica, imparagonabile l’esperienza turistica a Siena? Un turista di eccellenza come Barack Obama ha fatto la sua vacanza nei pressi di Buonconvento, ma Siena la solita visita fugace. Si va a Siena per un paio d’ore e si ignora il resto del territorio, oppure si va una settimana in agriturismo, lasciando Siena sullo sfondo. Intanto chiude l’Enoteca Italiana, il Santa Maria della Scala resta un guscio vuoto, ogni funzione di rappresentanza, valorizzazione, promozione e interazione con la provincia sembra ignorata. Nello spirito del buon governo di Lorenzetti, la sfida che mi affascina, per la prossima amministrazione comunale, sarà quella dell’orgoglio, del recupero di un rapporto virtuoso tra la città e il territorio bellissimo che la circonda, eliminando inutili e vecchie incomprensioni, o rendite di posizione che ormai sono fuori luogo. E restituendoci più forti e più uniti.
Pierluigi Piccini, candidato a sindaco di Siena