Il partito è nella più totale confusione, scondo l'ex-sindaco
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Sorvoliamo sulle conclusioni “politiche” del documento che non sanno offrirci altro se non gli abituali veleni verso liste avversarie e “compagni fuorusciti”, oltre alle intimidazioni disciplinari nei confronti del contestatore Valentini. Si tratta solo dell’ennesima dimostrazione di come il giovane gruppo dirigente asserragliato intorno a Ceccuzzi non sappia andare oltre l’aggressività nei rapporti interni ed esterni al partito.
Una vera e propria confusione mentale la ritroviamo piuttosto nei ragionamenti che vengono sviluppati intorno alle problematiche del Monte dei Paschi, dove si spacciano come idee innovative le argomentazioni più viete dell’armamentario propagandistico degli ultimi anni.
Si legge allora per l’ennesima volta la cieca fiducia per l’ultimo piano industriale della Banca dal cui “sicuro” successo si attendono gli effetti più disparati, primo tra tutti quello “di allontanare ogni ipotesi di nazionalizzazione”, facendo finta di non sapere che i 3,9 miliardi prestati dallo Stato ed i connessi 2 miliardi di interessi non potranno mai essere restituiti da nessun piano industriale, per quanto valido, e che la nazionalizzazione, almeno temporanea, è un orizzonte a elevatissima probabilità. Che tale piano, inoltre, dovrà essere totalmente rivisitato in seguito alle indagini giudiziarie e alle richieste della comunità europea.
Un altro “sicuro” effetto che il PD senese dichiara di attendersi dal piano industriale è che si raggiunga la “stabilità patrimoniale della Fondazione” cioè di un ente che ha ormai bruciato quasi tutta la sua ricchezza e che è piena di debiti che potrebbero essere lentamente restituiti solo se la Banca riuscirà a fare tanti veri utili al netto degli interessi da pagare per i Monti bond e del ripianamento delle perdite ancora nascoste nei derivati dell’epoca mussariana.
Una novità espressiva, in verità, il documento del PD la introduce nel momento che auspica che la Fondazione possa rimanere “primo azionista” della Banca, abbandonando così il termine di “azionista di controllo” che fino all’anno scorso veniva utilizzato in tutti i documenti dove si spergiurava che mai, dicasi mai, si sarebbe persa la proprietà del 51% delle azioni. Vecchi tempi, vien da dire, visto che la quota di proprietà è ormai ben al di sotto di quel 51% e, dopo i futuri aumenti che Profumo potrà effettuare come e quando vorrà (l’Assemblea dei soci l’ha ormai autorizzato) è sperabile che alla Fondazione resti qualcosa intorno al 15%. Forse abbastanza per continuare a definirsi “prima azionista”, ma la senesità che potrà, forse, rivendicare non andrà molto oltre la possibilità di mantenere qualche presenza a Siena e poco più, come appunto auspica il documento del PD senese senza eccessivi imbarazzi.
Anzi, su quello che tutti al mondo chiamano lo “scandalo Monte”, lo stesso PD fa nuovamente finta di niente e, ancora una volta, cerca di usurpare meriti che assolutamente non ha. Non si vede infatti come possano vantarsi di aver sostituito un vertice della Banca che loro stessi avevano insediato e sostenuto in tutte le scelte e di averlo fatto solo a seguito delle pressioni della Banca d’Italia (novembre 2011).
Poi, bontà loro, i dirigenti cittadini del PD ammettono anche delle responsabilità politiche, ma continuano a fare confusione affermando che la loro autocritica “riguarda soprattutto gli indirizzi espressi dagli enti locali” la cui insistenza a far mantenere alla Fondazione il 50% del controllo sulla Banca ha “condizionato la strategia di crescita della stessa esponendola ad acquisizioni che si sono dimostrate troppo onerose”. Ma cosa c’entra? Piuttosto andrebbe detto che il PD ha portato gli enti locali ad esprimere indirizzi contraddittori e irrealizzabili perché, mentre dichiarava di voler mantenere il 50%, accettava che si indebolisse la Banca. Ma la chiarezza non alberga nel PD senese, nemmeno di fronte alla “tragedia”!
Pierluigi Piccini