I vantaggi di cedere il back office, tenedolo comunque in casa
di Red
SIENA. Studiare Bassilichi: una scelta molto istruttiva. A Siena si discute per circoli alternando le teorie più originali per affrontare la caduta definitiva del Monte e della sua controllata Fondazione (doveva essere il contrario, vallo a spiegare ai politici a agli arrivisti). A Monteriggioni invece si studia e ci si prepara a realizzare la parte di Piano Industriale di MPS che compete a chi dovrà caricarsi sulle spalle il Consorzio Operativo della banca. Non una novità per l’azienda Bassilichi: lavora già per il back office di MPS e della Popolare di Vicenza. Ma qui si tratta di fare il salto di qualità: prendere tutta la torta del Cog e farla funzionare a costi veramente contenuti. Giacché Profumo è stato chiaro. La redditività dal lavoro per la Rocca non ne verrà almeno fino al 2015; per guadagnare abbastanza da poter rimborsare i debiti contratti con lo Stato (Monti bond) occorre racimolare 600 milioni l’anno sperando che le cose non peggiorino. E i soldi si fanno tagliando personale, esternalizzando lavorazioni, chiudendo filiali doppioni (specie se in affitto) non redditive. L’azienda informatica è balzata agli onori della cronaca grazie anche all’articolo del Sole 24 Ore di Peruzzi “MPS aperta la corsa per il back office – Bassilichi è in pole” del 27 luglio scorso. Sono una quindicina d’anni che la società dei fratelli fiorentini Leonardo e Marco Bassilichi si rivolge al business process outsourcing (gestione esterna di processi aziendali) con un fatturato consolidato di 267 milioni e circa 1.120 dipendenti distribuiti in 11 sedi. Va ricordato che il Monte dei Paschi è socio in Bassilichi con l’11,7% direttamente. Indirettamente lo è con Fises (12,84%) e il fondo Sici Sgr (16,29%) e che il prevedibile raddoppio del fatturato (secondo le stime di MPS, il Centro Operativo vale 260 milioni di ricavi con 2.370 dipendenti), potrebbe spianare la strada alla quotazione in Borsa, con apprezzabili ricadute positive per il Monte stesso.
Il Mondo, in agosto, raccontava che i due fratelli stiano cercando “un partner dalle spalle forti, capace di sostenere il piano di espansione della società. Gli indizi per ora puntano sul fondo di private equity Clessidra (alla fine girano sempre gli stessi nomi, ndr), ma non è escluso l’intervento di soggetti stranieri”. Altri scrivono che MPS stesso stia finanziando l’operazione d’acquisto del Cog… certo è che il Consorzio uscirà solo nominalmente dal perimetro della banca, con gli indubbi vantaggi di punti base che puntelleranno il Core Tier 1. Ora a gennaio di quest’anno la Fim e la Fiom hanno firmato con la direzione della Bassilichi il contratto integrativo aziendale. Fim e Fiom: due sigle da sindacati metalmeccanici, naturalmente. Come si gestirà l’integrazione tra il vecchio e l’eventuale nuovo personale senza creare conflitti interni, è una cosa di là da venire. Ma per lo meno si eviterebbe per gran parte dei nuovi arrivati il problema di dover cambiare luogo di lavoro. Un possibile competitor di Bassilichi, Cedacri, ha la sede a Parma. Quanti sarebbero disposti a trasferirsi in Emilia perché destinati alla casa madre? Un modo subdolo come un altro di licenziare persone che in Italia va di moda, efficace perché noi non abbiamo la stessa mobilità di vita degli americani.
Ma intanto a Siena si discute, si chiacchiera fitto, si teme attendendo le decisioni del Tandem. Che ha già deciso da molto tempo e sta lo realizzando con i tempi necessari: le parole vane non hanno mai fermato nessuno.