Il commento dell'associazione Confronti in merito alle recenti iniziative intraprese dall'Amministrazione Comunale sulla banca senese
SIENA. L’assordante silenzio del Sindaco di Siena sul futuro del Monte è terminato. Non ci stupisce certo l’ammissione che la tardiva lettera aperta al Governo porta con sé, cioè la mancanza di interlocuzione fra chi governa la città e chi detiene il 64% della banca. Ci imbarazza che questa condizione venga fatta emergere soltanto ora, dopo mesi e mesi in cui, noi come altri, chiedevamo alle istituzioni, locale e regionale, di agire nella difesa concreta dello status quo azionariato. Lasciando perdere sogni, inutili e deleteri, di banchine locali, buone solo per qualche posto in consiglio di amministrazione.
La drammatica impotenza del Sindaco può, però, essere il punto di forza: quello, finalmente, di una città che, unita, impone allo Stato la revisione degli accordi con l’Europa, alla luce di come il mondo sia cambiato dai tempi del ‘negoziato’ di Padoan.
Perché ciascun senese può rispondere alle domande di De Mossi: senza la prosecuzione dell’attuale situazione societaria non ci sarà più una direzione generale a Siena, non ci saranno le tutele dei lavoratori da tutti invocate, non ci sarà più attenzione al territorio. Non ci sarà, in poche parole, più il Monte dei Paschi di Siena.
Le elezioni suppletive per la Camera sono la straordinaria occasione per ottenere precisi impegni dal Governo. Che si regge certo su numeri su cui poco inciderebbe il mancato sostegno del nuovo deputate senese. Ma che politicamente da Siena riceverà, nel bene o nel male, un profondo segnale politico.
Associazione Confronti