Intanto, spiega il gruppo, si annuncia un uso improprio della sala del Mappamondo
SIENA – La giunta De Mossi non pensa alla tutela dei beni artistici. Lo dimostrano gli 80mila euro accantonati dalla passata amministrazione per continuare il restauro della Sala di Balia, che sono stati dirottati altrove. Altra conferma è la decisione di stipulare matrimoni nella Sala del Mappamondo, nonostante un protocollo firmato da Comune e Soprintendenza che ne l’imita l’uso per tutelare le pitture.
«Piuttosto che mettere le sale del Palazzo pubblico in affitto – afferma Pierluigi Piccini – con vantaggi economici tutti da dimostrare, sarebbe indispensabileprovvedere alla salvaguardia del patrimonio storico del Palazzo. Questa è una priorità, prima ancora di fare scelte dispendiose e di discutibile valore, come le effimere mostre di arte contemporanea».
Per risolvere i problemi delle nostre opere d’arte sarebbe bastato impegnare almeno una parte degli introiti del recente film girato nella città. Le sale storiche del Palazzo meritano il massimo rispetto, la più scrupolosa regolamentazione anche per il loro uso, per garantirne la tutela. «Stupisce molto – aggiunge Piccini – la volontà dell’Amministrazione comunale di usare la Sala del Mappamondo per la celebrazione dei matrimoni da vip, visto che si richiede la somma di 5mila euro. I soldi servono a calpestare l’arte e la dignità degli spazi pubblici, una visione che denuncia l’assenza di una sensibilità culturale. Siamo a una visione che privilegia lo sfruttamento economico di un bene, non la sua valorizzazione e cura».
L’accordo fra Amministrazione comunale e Soprintendenza per regolamentare l’uso dei saloni storici del Palazzo nel caso dei matrimoni, fu stipulato non più tardi di tre anni fa. I matrimoni, ormai per lunga tradizione si celebrano nella bellissima Sala del Concistoro, dove non sussistono controindicazioni perla salvaguardia degli affreschi del Beccafumi, che decorano soltanto la volta. Non si può dire altrettanto per le altre sale e soprattutto per quella del Mappamondo, che era stata preclusa ad usi così estranei alla sua particolare natura. Ma ormai, qui si svolgono anche le degustazioni di vino.
E mentre si pensa solo ad applicare delle tariffe per far tornare i conti, si dimentica il valore dei dipinti che ricoprono interamente volte e pareti della Sala di Balia, che costituiscono la più importante impresa di propaganda storica e politica voluta dal nuovo governo popolare senese del primo Quattrocento, retto dal Monte dei Nove, del Popolo e dei Riformatori. L’iniziativa fu intrapresa nel 1407, rivolgendosi ai due maggiori pittori del momento, che avevano da poco eseguito importanti affreschi nella cattedrale. Il senese Martino di Bartolomeo ebbe l’incarico di affrescare sulle volte la più vasta serie delle Virtù, che esaltano doti personali e pubbliche; mentre a Spinello di Luca aretino fu affidato il più impegnativo compito di raffigurare i fatti più importanti dell’azione politica di Rolando Bandinelli, il primo papa senese eletto al soglio di San Pietro nel 1159. La scelta di esaltare la figura di Alessandro III, che ebbe a lungo scontri con l’imperatore Federico Barbarossa, dimostra la volontà del governo senese di riconfermare la fedeltà al papato e allo stesso tempo di rivendicare l’autonomia del Comune di Siena. Questo ciclo pittorico è rimasto l’unico nel Palazzo ad attendere una completa cura conservativa. Negli anni novanta del Novecento, grazie a un finanziamento del Provveditorato alle Opere Pubbliche, fu risolto il grave problema statico della parete costruita con una sola fila di mattoni. A seguito di questo complesso lavoro, un finanziamento del Monte dei Paschi permise il restauro delle circostanti pareti affrescate e di una volta. Purtroppo l’intervento si è fermato a questo punto e restano da risanare gli affreschi della seconda volta di questa zona, delle pareti delle due finestre e di tutta la parte prospiciente la Sala dei cardinali. Tutte queste parti figurate sono ormai in un pessimo stato di conservazione. Il restauro si dimostra, dunque, urgente, sia per arrestarne il degrado ma anche per far in modo che l’intero ciclo possa ‘invecchiare’ tutto allo stesso modo. Ci sono tutti i caratteri per dover intervenire con la massima urgenza su queste importanti testimonianze storico artistiche.