SIENA.Da Per Siena riceviamo e pubblichiamo.
“Perché un turista dovrebbe venire, oggi, a Siena? Questa è la domanda che dovrebbero porsi tanti Soloni, pronti a pontificare sulle mancate presenze negli alberghi, addirittura nel giorno del Palio. Per questo presunti esperti c’è una risposta facile: colpa degli affitti brevi. Ancora una volta vince la logica che riguarda gli immigrati a basso costo o il famoso idraulico polacco: sempre colpa di qualcuno che rompe, al ribasso, l’ordine costituito. La realtà è più complessa, e chi si trincera con la solita storia di Airbnb compie un madornale errore, magari sapendo di compierlo. L’alibi è perfetto: “Non è colpa nostra ma della globalizzazione, di chi affitta in nero”, o magari della solita Europa. Si tratta di argomenti comodi per non affrontare la realtà che vede una continua emorragia di presenze, tant’è che anche gli appartamenti rimangono sfitti, e la piazza nel giorno del Palio ha presentato vuoti mai visti. I dati positivi sul turismo, sbandierati nei giorni scorsi dall’assessore comunale, sono relativi al territorio dell’ambito Terre di Siena, e non alla città. In effetti, il territorio circostante guadagna, la città perde e alla fine sembra andare tutto bene, ma non è cosi.
Torniamo allora alla domanda iniziale: perché un turista dovrebbe venire a Siena? Prendiamo i facoltosi proprietari di natanti di lusso che i nostri amministratori stanno tentando di intercettare, a suon di euro, nell’Argentario. Bene, cosa si aspettano di trovare, presumibilmente, questo nostri ricchi viaggiatori? Una via del lusso, ristoranti di tono, una mostra di grande livello, un museo di arte contemporanea. Ovvero, tutti elementi non esistenti, chiusi, o non pervenuti. Perché, allora, dovrebbero venire a Siena? E cosa potrebbe trovare un amante dell’arte e della storia, un appassionato gourmet? Una città che teoricamente dovrebbe avere una costante ribalta mondiale, anche solo per le istituzioni che ospita, offre un misero panorama fatto di gite vocianti che rendono impraticabili alcune vie, negozi low-cost, pizzerie al taglio, boutique che si contano con le dita di una mano, botteghe storiche ormai quasi del tutto scomparse, un’offerta culturale assente, nessuna vetrina per le produzioni di qualità del territorio (e l’Enoteca Italiana che resta chiusa), iniziative che vedono protagoniste bancarelle o i camioncini del cibo da strada, raduni di auto, trenini, qualche installazione artistica piazzata senza apparente motivo.
Se si abbassa l’offerta, si abbasserà anche il livello di presenze. Questa ovvietà non ha nulla a che fare con un destino cinico e baro e con Airbnb. Se il patrimonio culturale resta nei cassetti, se piazza del Campo diventa il fondale per qualsiasi estemporanea iniziativa, se la Pinacoteca sta chiusa per mesi, se il massimo che il Comune riesce a progettare è una ruota girevole da Luna park, poi è chiaro che la città diventa un non-luogo da visitare come Venezia, solo per pochi momenti e solo una volta nella vita. Normale che il turista disposto ad investire in un soggiorno alberghiero vada dove trova una città viva, non piegata al turismo di massa. Quello stesso cliente non andrà nelle abitazioni private. Così come, chi sceglie un b&b lo fa con consapevolezza: non desidera un anonimo albergo di una catena internazionale. Sono due pubblici diversi per i quali mancano offerte adeguate: da un lato non c’è il lusso, dall’altro mancano le esperienze autentiche. Siamo deficitari sulle principali aspettative dei visitatori, e in più aggiungiamo proposte da proloco di piccolo paese di provincia. Poi, certo, la colpa è di Airbnb… ma chi ci crede?”