Intervista al direttore Valter Fucecchi
di Giovanni Elia
SIENA. Ancora nessuna luce in fondo al tunnel della crisi. E’ questo il parere del direttore di Confesercenti Siena Valter Fucecchi, col quale abbiamo discusso della situazione economica sul territorio con le amministrative ormai all’orizzonte. “La crisi ha picchiato duro, e si vede: l’Istat ha appena confermato che i consumi nel 2010 sono rimasti fermi, con un risultato complessivamente negativo in particolare per gli esercizi alimentari (-0,2 per cento) e nei piccoli esercizi (-0,4). Al momento non ci sono segnali che questa tendenza si possa invertire, e nel senese i dati della Camera di Commercio confermano che il numero di aziende commerciali è in calo”. Anche la difficoltà di accedere al credito da parte di chi vuol puntare su di un’idea, anche se buona, ha un ruolo rilevante: “Si fa sentire la mancanza di liquidità delle banche, che a causa dei criteri di Basilea 3 tra poco dovranno rendere ancora più severi i criteri di erogazione. Già ora, quando va bene, le imprese riescono a spuntare affidamenti con tassi di interesse particolarmente onerosi; in queste circostanze è davvero improbo per un neo imprenditore, dotato magari di un’idea brillante ma privo di particolari garanzie, trovare credito – anche se l’apporto della Finanziaria Senese di Sviluppo è stato rilevante per la tutela di aziende e posti di lavoro, dato che ha svolto un ruolo anticiclico di grande rilievo”.
Rimangono anche le difficoltà derivate dall’invasione della grande distribuzione, che nelle parole di Fucecchi “minaccia l’equilibrio che a fatica è stato possibile mantenere sul territorio. Noi diciamo da sempre che se vive il commercio vivono i centri storici, e per un territorio come il nostro questa è una regola basilare”. E le liberalizzazioni, che in più settori vengono regolarmente invocate ma mai applicate? “Nel settore commerciale a liberalizzare ci hanno pensato la direttiva europea Bolkenstein ed il Codice Regionale del Commercio, ma il problema secondo noi non è tanto quello, quanto la mancanza di form
Il vero punto dolente, però, è e rimane la pressione fiscale
azione da parte di chi decide di aprire un’attività improvvisandosi imprenditore senza i mezzi teorici per farlo. Il problema è che la legislazione glielo consente, e secondo noi un’impresa che nasce e muore nel giro di un anno è un disastro sociale”.
Il vero punto dolente, però, è e rimane la pressione fiscale, da poco fatta oggetto di un documento della Confesercenti nazionale (intitolato “Balzelli d’Italia”) che ha dell’incredibile; vi è possibile infatti leggere cento esempi di tasse semplicemente deliranti, come quella sull’ombra, quella su gradini e ballatoi e quella – piuttosto macabra – sui lumini funebri. Al riguardo Fucecchi sottolinea che “la Cgia di Mestre ha recentemente stimato un costo medio per piccola impresa in Italia di quasi 5mila euro all’anno legato alla burocrazia, quando un impresa analoga in Inghilterra o Francia ne paga meno della metà. La tassa di soggiorno in questo contesto sarebbe l’ennesima ciliegina sulla torta, si fa per dire: si fa leva sugli operatori turistici semplicemente per far cassa. E il turista, presumibilmente, sarà più motivato a far rotta altrove”.
Ed eccoci arrivati all’aspetto più attuale della questione, vale a dire il rapporto che Confesercenti spera di instaurare con la nuova amministrazione comunale per influenzare – cosa del tutto lecita, beninteso – le sue decisioni. Secondo Fucecchi la nuova amministrazione “dovrebbe innanzitutto rafforzare la programmazione anticipata di eventi culturali di ampia portata, capaci di incidere sui flussi turistici; tra questi anche l’evento-Mercato in piazza del Campo, da confermare almeno per una volta all’anno. C’è poi la necessità di intervenire più incisivamente sul caro-affitti che colpisce quasi tutti i negozi, specie nel centro cittadino, studiando forme di contrasto alla rendita immobiliare pura”. Non solo: “Si dovrà lavorare anche sull’applicazione di tariffe più congrue nei servizi pubblici, cominciando con quella sui rifiuti”. Infine un auspicio interessante su più fronti: “ si potrebbe magari valorizzare qualche contenitore cittadino in chiave di accoglienza universitaria: credo che potrebbe essere una potenzialità economica interessante per le sorti dell’Ateneo”.