"Inspiegabile il ritardo nel rispondere ad una interrogazione"

ROMA. L’eurodeputato Piernicola Pedicini denuncia l’inspiegabile ritardo della Commissione Europea nel rispondere aiquesiti posti in un’interrogazione, in relazione alla mega operazione finanziaria che il governo Renzi aveva affidato nei mesi scorsi alla banca JP Morgan per predisporre un piano di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. “La potente banca americana JP Morgan Chase&Co è talmente potente che ha fatto andare in tilt anche la Commissione europea. Potrebbe essere questa l’unica motivazione che ha portato gli uffici competenti a non aver ancora risposto ad una interrogazione che avevo presentato il 20 ottobre scorso”.
Il regolamento del Parlamento europeo stabilisce che le risposte alle interrogazioni debbano essere fornite al massimo entro sei settimane dalla data di presentazione, ma da allora sono passate più di 8 settimane…
Tre erano gli aspetti su cui si era focalizzato Pedicini, che aveva chiesto alla Commissione di chiarire quale impatto avrebbe avuto su creditori, risparmiatori e obbligazionisti di Mps l’eventuale operazione JP Morgan in relazione ai rapporti con il governo italiano e con la Commissione Ue; verificare i conflitti di interesse dei soggetti interessati alla vicenda e stimare le ricadute sul sistema bancario europeo di tale operazione.
L’operazione è salata, ma Pedicini ritiene “urgente e necessario che la Commissione europea risponda alla interrogazione e faccia chiarezza sulle numerose ombre e sui tanti interrogativi che caratterizzavano la complessa ed enorme vicenda politico finanziaria orchestrata dal governo Renzi e approvata dalla Ue. Lo Stato italiano – sottolinea Pedicini – aveva proposto il meccanismo della garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze (Gacs) di Mps, dopo aver ricevuto il sì della Commissione europea. Lo schema trovava applicazione, in quanto JP Morgan avrebbe potuto garantire una parte importante del prestito ponte necessario per portare fuori dal bilancio della banca senese circa 10 miliardi dei 27 miliardi di euro di sofferenze lorde senza rischiare nulla. Il finanziamento, infatti, era interamente garantito dalla Gacs, quindi dallo Stato italiano e dalla fiscalità generale, con la previsione dell’incasso di ingenti commissioni per Jp Morgan stimate in 500 milioni di euro a valere sul bilancio Mps”.