Martinelli: "A Siena invece spira il vento unitario"
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SIENA. Il 4 marzo del 2021 Nicola Zingaretti dichiarò che l’ambiente del Nazzareno gli faceva “schifo” per il continuo “stillicidio” tra le correnti, intente “a pensare più alle poltrone che al bene del Paese”. Rassegnò le dimissioni da segretario nazionale del PD e mantenne l’incarico di presidente della Regione Lazio. Dopo qualche giorno, con 860 voti favorevoli 2 contrari e 4 astenuti, Enrico Letta, rientrato dalla Francia, fu eletto segretario. Dunque formale unità ritrovata.
Letta eccelle nella politica teorica, meno nella pratica quotidiana. Tenne a battesimo uno strano marchingegno che consentì “l’arrivo senza che se ne siano accorti” di una “non iscritta”, Elly Schein, alla guida del più grande partito della sinistra. Gli iscritti e il loro candidato rimasero beffati. Rosy Bindi propose di sciogliere il PD.
La nuova segretaria per un paio d’anni ha avuto vita apparentemente tranquilla con “le fastidiose correnti”. Ha potuto così piazzare ai vertici periferici dell’organizzazione persone di sua fiducia. Il suo concorrente alla segreteria (Bonaccini) ora è in Europa. Più difficoltosa è risultata la rimozione dei “sultani” regionali del partito a cominciare da De Luca a Napoli. In nome dell’unità e per qualche successo elettorale, quasi tutti (capi e code) sono stati al gioco.
Avvicinandosi le scadenze elettorali è però di nuovo iniziata una fase movimentista. Elly ha scoperto che le correnti sono ancora vive e vegete e che il loro numero è addirittura aumentato. Anche i sultanati regionali non demordono. Le danze sono state aperte dalle componenti ex margheritine cattoliche e liberal. Dentro il PD l’area cattolica si è sempre sentita ospite nei locali del vecchio PCI ed ha ricoperto spesso un ruolo ornamentale, ma necessario per attrarre il voto “moderato”. Ora questa minoritaria componente ha dato fuoco alle polveri. Franceschini ha ipotizzato una legge elettorale proporzionale (“andare divisi per colpire uniti”). Altri intendono mantenere il sistema maggioritario costruendo una “coalizione” alternativa al centrodestra. La Schein, oltre alle modalità tattiche, ha però oggettive difficoltà a sintetizzare le diverse posizioni che emergono nel partito.
Il PD ha modificato la Costituzione per consolidare l’autonomia delle Regioni e oggi chiede il referendum per abolire la legge sull’autonomia differenziata. Nel 2014 ha votato la legge sul job act, ora propone di cancellarla. I parlamentari riformisti accusano i loro colleghi, nostalgici del Governo Conte 2, per aver votato “il reddito di cittadinanza” e “il superbonus”, sprecando risorse a danno dei giovani, delle donne e delle fasce deboli. Un errore anche aver votato, per compiacere i grillini, il taglio del numero dei deputati e senatori che ha indebolito la democrazia.
Cedimento al massimalismo o trasformismo?
Altra impresa improba per Elly quella di conciliare la positiva azione svolta e rivendicata dai riformisti PD in Europa nelle tre grandi crisi (finanziaria, sanitaria e bellica) con una parte dei parlamentari che invece converge sulle posizioni filoputiniane di Conte. Insomma l’unico collante che sembra unire tutte le molteplici anime che convivono nel PD è l’acceso contrasto alle politiche governative, mentre del tutto carente risulta ad oggi la discussione per la formulazione di una realistica piattaforma di programma e una condivisa strategia di alleanze.
E’ dunque finito il quieto vivere della giovane segretaria, il cui attivismo esterno non è stato finora bilanciato da un apprezzabile approfondimento interno sulle tematiche sollevate dalle correnti. Ridurre la loro esistenza a una pura lotta di potere è sbagliato. Le molteplici questioni che le articolazioni del partito (compresa quella cattolica) sollevano sono importanti e decisive per riallacciare un fecondo contatto con l’elettorato, soprattutto quello che si astiene dal voto.
Occorre che il PD delinei con chiarezza gli obiettivi che si intendono perseguire, armonizzando le diverse “culture” ed enunciandole con un comune linguaggio e non solo con quello radicaleggiante dell’ultima “arrivata”.
E a Siena cosa succede? Il PD cittadino lacerato dalla lotta delle correnti per un paio d’anni è stato commissariato. Oggi il “partitone” ha ritrovato l’unanimità con una nuova segreteria. Nella stagione della rinascita delle correnti Pd, Siena va dunque contro vento. La città del Palio è davvero sempre straordinaria!
Enzo Martinelli