Il cooridinatore regionale spiega perché in 5 punti
SIENA. “La divulgazione del presunto accordo tra Pd e PdL costituisce un palese tentativo di condizionare la campagna elettorale, confondendo l’opinione pubblica circa le reali responsabilità nella gestione del Monte dei Paschi. Avevamo già stigmatizzato il paradosso per cui anche i sassi in Italia sanno qual è la forza politica che determina – attraverso il controllo di Comune, Provincia e Regione – le scelte del Monte dei Paschi di Siena, ma invece i primi politici ad essere ascoltati dalla magistratura inquirente sono stati due ex esponenti del Popolo della Libertà”. Così il coordinatore regionale del PdL Toscana Massimo Parisi a commento della divulgazione di un documento che presupporrebbe un accordo tra Pd e Pdl su Siena.
“Il documento del presunto accordo è un falso di immediata evidenza quantomeno per le seguenti ragioni:
1) La preoccupazione del Pd per le elezioni provinciali di Siena suonerebbe strana anche ad orecchi meno abituati alla politica, essendo quella provincia una delle più rosse d’Italia.
2) Detto ciò, nel giugno 2009 la candidata del centrodestra Donatella Santinelli ottenne 10 punti percentuali in più rispetto alle consultazioni precedenti.
3) Si citano poi le elezioni nei comuni di Radicofani, Gaiole in Chianti, Chianciano Terme, Montepulciano e Poggibonsi quali oggetto del presunto accordo: ebbene, a Radicofani come a Gaiole la competizione fu fra due sole liste civiche. A Radicofani la lista sostenuta dal centrosinistra prevalse per 71 voti, a Gaiole per 110 voti. A Chianciano Terme il PdL schierò un ex ministro – Antonio Guidi – che perse per 176 voti –, mentre è noto che a Montepulciano e Poggibonsi il centrosinistra godeva di una maggioranza schiacciante.
4) In merito alle nomine nella Deputazione generale della Fondazione, nel documento si afferma che il centrodestra avrebbe dovuto avere due posti; ma nonostante tutte le analisi effettuate dai media, esclusivamente dedicate a individuare coloro i quali sarebbero riferibili al centrodestra, non si va oltre un nome, mentre poco o niente si dice delle nomine attribuibili al centrosinistra. Ebbene, la quasi totalità di queste è direttamente afferibile al Pd o, in misura minore, ad altri partiti ad esso alleati: quattro tra sindaci ed ex sindaci, tre ex o futuri assessori comunali o provinciali, un ex presidente di Provincia, un ex consigliere comunale, tre dirigenti di partito (Ds/Pd).
5) Infine, tanto siamo collusi con il sistema di potere di Siena che, nella primavera del 2012, il Pdl è stato forza determinante nel far cadere Ceccuzzi, votando compattamente contro il bilancio. Lo stesso non può dirsi di altre forze politiche, ad esempio l’Udc, il cui consigliere votò a favore dell’approvazione del consuntivo, e quindi alla prosecuzione della consiliatura. Nessuno però va a chiedere quale patto abbia stretto il partito di Casini con l’ex sindaco e la parte di Pd che lo sosteneva”, prosegue il coordinatore regionale del PdL.
“E’ dunque singolare che non sia stato preso immediatamente atto di una realtà che è sotto gli occhi di tutti: la palese falsità di questo documento, che è stato invece dato in pasto all’opinione pubblica a cinque giorni dalle elezioni. Siamo anche curiosi di sapere le ragioni per cui questo documento falso è diventato di interesse dei magistrati, anche perché vorremmo capire quale sia il reato ipotizzato”, conclude Parisi.
“Il documento del presunto accordo è un falso di immediata evidenza quantomeno per le seguenti ragioni:
1) La preoccupazione del Pd per le elezioni provinciali di Siena suonerebbe strana anche ad orecchi meno abituati alla politica, essendo quella provincia una delle più rosse d’Italia.
2) Detto ciò, nel giugno 2009 la candidata del centrodestra Donatella Santinelli ottenne 10 punti percentuali in più rispetto alle consultazioni precedenti.
3) Si citano poi le elezioni nei comuni di Radicofani, Gaiole in Chianti, Chianciano Terme, Montepulciano e Poggibonsi quali oggetto del presunto accordo: ebbene, a Radicofani come a Gaiole la competizione fu fra due sole liste civiche. A Radicofani la lista sostenuta dal centrosinistra prevalse per 71 voti, a Gaiole per 110 voti. A Chianciano Terme il PdL schierò un ex ministro – Antonio Guidi – che perse per 176 voti –, mentre è noto che a Montepulciano e Poggibonsi il centrosinistra godeva di una maggioranza schiacciante.
4) In merito alle nomine nella Deputazione generale della Fondazione, nel documento si afferma che il centrodestra avrebbe dovuto avere due posti; ma nonostante tutte le analisi effettuate dai media, esclusivamente dedicate a individuare coloro i quali sarebbero riferibili al centrodestra, non si va oltre un nome, mentre poco o niente si dice delle nomine attribuibili al centrosinistra. Ebbene, la quasi totalità di queste è direttamente afferibile al Pd o, in misura minore, ad altri partiti ad esso alleati: quattro tra sindaci ed ex sindaci, tre ex o futuri assessori comunali o provinciali, un ex presidente di Provincia, un ex consigliere comunale, tre dirigenti di partito (Ds/Pd).
5) Infine, tanto siamo collusi con il sistema di potere di Siena che, nella primavera del 2012, il Pdl è stato forza determinante nel far cadere Ceccuzzi, votando compattamente contro il bilancio. Lo stesso non può dirsi di altre forze politiche, ad esempio l’Udc, il cui consigliere votò a favore dell’approvazione del consuntivo, e quindi alla prosecuzione della consiliatura. Nessuno però va a chiedere quale patto abbia stretto il partito di Casini con l’ex sindaco e la parte di Pd che lo sosteneva”, prosegue il coordinatore regionale del PdL.
“E’ dunque singolare che non sia stato preso immediatamente atto di una realtà che è sotto gli occhi di tutti: la palese falsità di questo documento, che è stato invece dato in pasto all’opinione pubblica a cinque giorni dalle elezioni. Siamo anche curiosi di sapere le ragioni per cui questo documento falso è diventato di interesse dei magistrati, anche perché vorremmo capire quale sia il reato ipotizzato”, conclude Parisi.