"L'sms di Valentini a Renzi è il plastico esempio che niente è cambiato"
«Non una parola sulle linee guida dei possibili candidati, non un confronto sul futuro della banca e della Fondazione: tutto si è risolto in uno scontro per individuare chi andrà ad occupare le poltrone nella Deputazione amministratrice e, soprattutto, nel prossimo Cda della Banca. Tutto questo in ossequio al “nuovo corso” che vuole Banca e Fondazione lontani dalla politica, plasticamente riassunto nell’sms inviato da Bruno Valentini a Matteo Renzi, sul quale, siamo sicuri, nessuna Procura avvertirà il bisogno di chiederne conto, né al mittente né al destinatario», prosegue il coordinatore regionale del PdL.
«Ma in fondo quel che conta è che il Pd abbia trovato la quadra: dopo un agosto infuocato, con una ridda di nomi tirati fuori e bruciati, ecco il jolly Antonella Mansi, donna di carattere e di indubbie qualità dirigenziali, alla quale colgo l’occasione per rivolgere gli auguri per un proficuo lavoro, il cui ruolo, tuttavia, temo sarà quello di commissario liquidatore di un ente condannato all’ininfluenza totale», conclude Parisi.
“Non posso che rallegrarmi nel vedere tre donne nella Deputazione amministratrice della Fondazione del Monte dei Paschi. Alla neopresidentessa Antonella Mansi, a Camilla Dei e Flavia Galletti, oltre che alla minoranza “azzurra” composta da Giorgio Olivato e Alessandro Carretta vanno i miei auguri di buon lavoro. Ciò detto non posso tuttavia non rimarcare ciò che sta dietro queste nomine – perché tali sono – al vertice della Fondazione. Nonostante si cerchi disperatamente di vestirle di civicità, siamo di fronte a nomine politiche, scaturite da un aspro confronto tra le diverse anime del Partito democratico. Pd che dimostra di gestire ancora, e in via esclusiva, la Fondazione, oltre che metter bocca sulla banca, così come dimostrano le parole di Valentini sui presunti interessamenti di investitori esteri per il Monte. Così era prima, così è adesso, checché provino a far credere. Non si discute sulla competenza dei “magnifici cinque”, ma dell’iter che ha condotto alla loro indicazione, un iter che conferma quanto già temevamo: nonostante il passato consigliasse una radicale inversione di rotta a favore di un reale distacco tra banca e politica, si è scelto di girare in tondo per riprendere la rotta di sempre. E che al timone ci siano donne e uomini competenti rassicura solo in parte».