di Vito Zita
SIENA. La grave situazione sui mercati finanziari determinata dal Covid-19, ma non solo, visto il mancato accordo sulla riduzione della produzione del greggio causata dal veto della Russia, sta aprendo la strada a soluzioni alternative per affrontare gli elevati costi di contrasto del virus. Nello specifico si riparla di fare ricorso a strumenti finanziari specifici come i Pandemic Bond. Si tratta di obbligazioni emesse dalla Banca Mondiale per finanziare operazioni sanitarie di emergenza nei Paesi poveri.
Si conosce l’unica emissione di questo tipo di bond nel 2017 in occasione della diffusione di Ebola nell’Africa occidentale. Non ebbe alcun successo nei confronti della malattia ma sicuramente fu un successo per gli acquirenti. Eppure si dovettero registrare le dimissioni spontanee del presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim nel 2019. In buona sostanza, come riferisce un articolo del sito Scenarieconomici del 19 aprile 2019, si è trattato di un vero e proprio fallimento dell’iniziativa.
I Pandemic Bond erano nati per “assicurare” i paesi poveri contro il rischio di pandemie, come quella che ha già fatto negli ultimi mesi centinaia di morti nella Repubblica Democratica del Congo. La pandemia si è diffusa, le persone sono morte, ma gli investitori non hanno speso neppure un dollaro per salvare la vita delle persone, mentre hanno puntualmente riscosso il rendimento di +11,1% sul tasso LIBOR su un investimento di 320 milioni di dollari, a spese dei contribuenti di Germania e Giappone, paesi che si erano resi garanti per questa operazione.
In seguito alle dichiarazioni del direttore generale dell’OMS, l’eritreo Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha ammesso che la pandemia del Covid-19 è «divenuta molto reale», tornano sotto i riflettori queste emissioni obbligazionarie della Banca Mondiale, che hanno un complesso sistema di funzionamento e sono estremamente rischiose, sia per i detentori (solo banche e gestori, dato che non è previsto collocamento diretto verso i risparmiatori), perché a fronte degli alti interessi si può arrivare a perdere il capitale in parte o totalmente.
Questi bond non servono a scommettere sulle pandemie, ma dovrebbero aiutare la Banca Mondiale a finanziarsi con facilità e rapidità nel momento in cui fosse necessario aiutare i Paesi per contrastare la diffusione di una malattia. Gli elevati costi per far fronte alla emergenza come il Covid-19 vengono attestati dai vari interventi da parte del Governo italiano che ormai ha stanziato oltre 25 mld di euro. E la Banca Mondiale fa la sua parte con uno stanziamento oltre 12 mld di dollari che servono, come dichiarato dal suo presidente David Malpass la scorsa settimana, per offrire un’azione rapida ed efficace ai Paesi che ne hanno bisogno.
Se si farà ricorso ai Pandemic Bond legati al Covid-19, questa volta saranno efficaci o sarà un fallimento come in occasione di Ebola? Dipende dalla dichiarazione di stato di pandemia da parte dell’OMS. Già, perché questa è condizione obbligatoria per l’emissione dei bond. Se viene fatta, a perderci sono gli acquirenti del bond; se in alternativa non viene dichiarato lo stato di pandemia, a guadagnarci sono i possessori dei Pandemic Bond. Come per Ebola…
Salute e finanza intrecciano le loro storie e i loro interessi.
Nel frattempo il mondo della consulenza finanziaria si è già attivato nel dare supporto e sostegno a distanza alla propria clientela. Pur nel rispetto delle disposizioni limitative agli spostamenti emanati con il DPCM, si cerca di stare vicino ai propri clienti con una telefonata; si ripercorrono i criteri di scelta degli strumenti finanziari adottati per raggiungere i loro obiettivi nel tempo; si sottolinea quanto è importante non farsi prendere dal panico, rassicurandoli di avere un professionista esperto al loro fianco. È questo che fa la differenza, è questo quello che si sta facendo in questo momento di grave difficoltà.