SIENA. “Siamo consapevoli che l’Italia non esce dall’emergenza in cui si trova senza sacrifici dei suoi cittadini, né vogliamo sottrarci dal fare la nostra parte. Però, quando si distribuiscono i sacrifici, è indispensabile che essi siano conformati ai criteri della sostenibilità per coloro che li debbono fare e dell’equa ripartizione in funzione delle capacità contributive”. E’ quanto afferma Giancarlo Pallanti, artigiano senese a riposo e presidente nazionale della Cna Pensionati in una sua dichiarazione.
“E’ necessario che il Parlamento, a cui è affidata la conversione in legge del decreto Monti, corregga le incongruenze e le iniquità in esso presenti – prosegue Pallanti -, caratterizzando la Manovra non solo per il rigore, di cui è già sufficientemente permeato, ma anche dall’efficacia nel rilancio dell’economia e dalla presenza diffusa di equità in ogni misura in essa contenuta. Certamente non è nel segno dell’equità il blocco del recupero dell’inflazione, che nel 2011 ha ormai superato abbondantemente il 3 per cento, per pensioni che stanno alla soglia del livello di povertà, tanto più quando le grandi ricchezze non vengono praticamente toccate”.
“Non è sopportabile per un pensionato che ha una pensione di 1.000 euro mensili ed una modesta abitazione in proprietà – conclude Pallanti – partecipare ai sacrifici sottraendo alla propria disponibilità 650 euro tra maggiore addizionale Irpef, Imu prima casa e mancata rivalutazione all’inflazione, senza contare l’eventuale aumento dell’Iva, che, peraltro, avrebbe una funzione recessiva sull’economia”.
“E’ necessario che il Parlamento, a cui è affidata la conversione in legge del decreto Monti, corregga le incongruenze e le iniquità in esso presenti – prosegue Pallanti -, caratterizzando la Manovra non solo per il rigore, di cui è già sufficientemente permeato, ma anche dall’efficacia nel rilancio dell’economia e dalla presenza diffusa di equità in ogni misura in essa contenuta. Certamente non è nel segno dell’equità il blocco del recupero dell’inflazione, che nel 2011 ha ormai superato abbondantemente il 3 per cento, per pensioni che stanno alla soglia del livello di povertà, tanto più quando le grandi ricchezze non vengono praticamente toccate”.
“Non è sopportabile per un pensionato che ha una pensione di 1.000 euro mensili ed una modesta abitazione in proprietà – conclude Pallanti – partecipare ai sacrifici sottraendo alla propria disponibilità 650 euro tra maggiore addizionale Irpef, Imu prima casa e mancata rivalutazione all’inflazione, senza contare l’eventuale aumento dell’Iva, che, peraltro, avrebbe una funzione recessiva sull’economia”.