di Vito Zita
SIENA. Puntualmente si accendono i riflettori sull’oro quando arriva a livelli di prezzo elevati. Ad agosto 2011 si è verificato il record storico a 1828,50 dollari per oncia troy, quasi replicato solo undici mesi dopo a settembre 2012, quando viene valutato a 1771,10. Poi il minimo a 1060,30 a dicembre 2015 per ritornare sugli scudi in questi giorni a 1778,75 dollari, con una performace del 27,12% nelle ultime 52 settimane.
Ma chi compra oro? I risparmiatori? Gli investitori? L’industria? Come vedremo un po’ tutti.
Prima di tutto bisogna distinguere l’oro fisico dall’oro “di carta”.
L’oro fisico è generalmente venduto sotto forma di monete o lingotti. Il valore dell’oro (con l’eccezione delle monete numismatiche) è calcolato puramente sul contenuto in oro. In ogni caso esiste differenza fra le quotazioni del prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Generalmente chi si avvicina all’acquisto di lingotti e monete (non numismatiche) paga la quotazione massima rilevata. Nel caso in cui poi si voglia rivendere, viene applicato un prezzo più basso della quotazione rilevata in modo da garantire all’acquirente uno spread che rappresenta il suo possibile guadagno per la rivendita.
Il prezzo della materia prima, dato che è un bene finito e limitato, può anche essere simile nelle due tipologie di acquisto ma nella pratica la prima prevede il possesso, la seconda un contratto. In ogni caso è bene prestare attenzione alla sua purezza dato che è possibile trovarlo a 12-18-22 e 24 carati. Un aspetto interessante dell’investire in oro è che in Italia l’acquisto di lingotti e monete è esente da IVA. Questo significa che chi compra oro da investimento non deve pagare il 22% del valore del metallo acquistato, purché venga comprato in Europa. Questo, però, non significa che non esista alcuna tassa sull’oro. Quando un investitore genera dei profitti (plusvalenza da vendita fisica o trading sull’oro), questi vanno dichiarati come qualsiasi guadagno finanziario nella dichiarazione dei redditi.
L’oro di “carta” essenzialmente è quello delle transazioni finanziarie come fondi comuni, ETC, CFD, Futures ed Opzioni che replicano passivamente il prezzo del metallo pregiato ma che in genere non permettono di possedere il sottostante.
È necessario considerare anche come la crescita della domanda dipende sia dalle incertezze finanziarie di questi ultimi anni che dall’uso sempre più massiccio dell’uso dell’oro nei settori a più alta specializzazione tecnologica (PC, tablet, smartphone) perché è un ottimo conduttore elettrico anche se rimane la prevalenza nel settore della gioielleria. Un notevole sviluppo potrà derivare nei prossimi anni dal settore medico-diagnostico e da quello delle indagini al microscopio, soprattutto alla luce delle conseguenze del Covid-19.
Rimane il fatto che più degli acquirenti del metallo giallo bisognerebbe occuparsi dei venditori. Ovvero tutti coloro che per necessità si rivolgono a quei negozi di compro-oro nati e proliferati nell’ultimo quindicennio. Persone che devono affrontare situazioni economiche familiari critiche, un vero dramma sociale che sfugge all’attenzione di tutti, soprattutto dei politici. Proprio loro che dovrebbero preoccuparsi della crescita e del benessere della comunità e che invece, a quanto sembra, si propongono unicamente come attori del continuo degrado sociale e d economico della nazione. Con la conseguenza che nella popolazione aumentano sempre di più i sentimenti di antagonismo e invidia sociale.