I progetti naufragati nella crisi della città
Del tutto nuova è invece la scoperta, nata da un’intuizione e da un’approfondita ricerca di Gabriella Piccinni, pubblicata nel libro “Il banco dell’Ospedale di Santa Maria della Scala e il mercato del danaro nella Siena del Trecento”, sull’attività bancaria che i rettori e gli oblati dell’antico Spedale svolsero, per un lungo periodo, in sostituzione o a integrazione dei grandi banchi privati, in ciclica crisi, e ben prima del Monte Pio e del Monte dei Paschi. Con una specificità assoluta, tuttavia: la raccolta del risparmio, il prestito, il pagamento e la riscossione degli interessi, avvenne, in questo caso, in strettissimo rapporto all’azione assistenziale, ad essa subordinata e finalizzata. Si tratta, come ha spiegato Gabriella Piccinni nel corso della presentazione del volume alla Festa del Pd, di una sorta di banca etica a supporto di un vero e proprio stato sociale. Un’esperienza probabilmente non unica nella vasta rete europea di ospedali, ma la prima ad essere studiata in modo approfondito e dunque in grado di collocare ancora una volta l’antico xenodochio senese al centro dell’attenzione internazionale, con una ricaduta positiva anche per la sfida per “Siena capitale europea della cultura”.
Purtroppo oggi, dopo più di mille anni, durante i quali quel portone di fronte alla cattedrale è rimasto letteralmente sempre aperto, si va verso una chiusura che sbalordisce la città e i tanti che, nel mondo, la conoscono e l’apprezzano. Come è possibile, ci si chiede, serrare un luogo che, dismesse le funzioni ospedaliere, di cui peraltro non ha mai abbandonato la memoria, è stato trasformato in grande polo museale e in un centro culturale, potenzialmente in grado di avere uno sviluppo straordinario grazie all’esistente (basta pensare al museo della storia della città, pronto e mai inaugurato) e con la realizzazione dei vari progetti a più riprese elaborati? Le erogazioni della Fondazione MPS, da sempre l’unico consistente canale di finanziamento, si sono prosciugate; il tentativo dell’amministrazione comunale guidata da Franco Ceccuzzi di attrarre finanziamenti privati, costituendo una fondazione è arrivato all’approvazione dello statuto, ma è naufragato nella crisi politica che ha portato al commissariamento del Comune; altrettanto è accaduto alla proposta di un lieve aumento dell’Irpef, finalizzato proprio al Santa Maria, avanzata dalla giunta prima delle sue dimissioni e respinta dal consiglio comunale. Queste sono le cause recenti. Su di esse ognuno potrà fare le proprie valutazioni, ma basta non dimenticarle, soprattutto se a parlare sono proprio quegli stessi consiglieri che hanno fatto arenare ogni possibilità di salvataggio del Santa Maria da parte della giunta Ceccuzzi. Il presidente della Regione Toscana ha recentemente promesso dei finanziamenti per il Santa Maria riconoscendone pubblicamente l’altissimo valore culturale. E’ opportuno non far cadere questa opportunità e non strumentalizzare politicamente l’occasione. Su di essa si può costruire un sostegno corale, dai cittadini alle due università, dalle soprintendenze alla chiesa, affinché un’istituzione che per tanto tempo ha dispensato assistenza, cultura e, come rivela il libro di Gabriella Piccinni, tanti danari, non venga serrata, paradosso della storia, perché la città che ha beneficiato di tutto questo non è in grado di trovare un qualche finanziamento. Con la conseguenza, non secondaria, della perdita di molti posti di lavoro.
Alessandro Orlandini – Unione Comunale PD