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PALERMO. “Quando ci fu l’attentato dell’Addaura a Falcone, nel 1989, in cui si salvò, Giovanni parlò espressamente di ‘menti raffinatissime‘ e ‘centri occulti di potere‘, capaci di orientare Cosa Nostra. Quello era lo scenario più attendibile, allora, per Falcone, per capire le ragioni della sua eventuale uccisione. E quello schema resta valido, per la sua morte e per quella di Borsellino”. Queste le parole del giudice Giuseppe Ayala, tra i collaboratori di Falcone e Borsellino nelle inchieste sulla Mafia, prima di essere eletto deputato proprio nel 1992, tra i primi ad accorrere in Via D’Amelio, quel 19 luglio di 24 anni fa, “inciampando” nel corpo devastato dell’amico magistrato, nell’intervista di Emanuela Bambara pubblicata ieri su www.interris.it, con il titolo significativo “Borsellino, un martire di Stato”.
Borsellino fu ucciso perché era a conoscenza della “trattativa Stato-Mafia”.
“Non fu solo Mafia”, dunque, dichiara Ayala. Che ricorda così i primi momenti: “Quando sono arrivato sul posto, sono inciampato sul cadavere di Paolo. Era devastato, irriconoscibile. Sono entrato nel panico, non ricordo più nulla. Ho provato un sentimento di sconfitta. Erano passati 55 giorni dall’uccisione di Falcone. Gli eroi della legalità avevano perso, questa era la prima sensazione. Tra l’altro, io ero nella lista degli obiettivi della mafia”.
Poi dice: “Credo, però, che da allora qualcosa d’importante sia cambiato nella lotta alla mafia. Dal punto di vista della risposta dello Stato non è stato un fallimento. Non dico che si sia vicini alla sconfitta di Cosa Nostra, ma sono stati raggiunti risultati importanti. L’eredità di Falcone e Borsellino, di amore per il proprio Paese, per la giustizia, per la legalità, non è andata perduta”.
Quanto alla famosa “agenda rossa”, che qualcuno ha definito la “scatola nera” della Repubblica, e che proprio Ayala tenne per primo tra le mani, per poi consegnarla a un ufficiale dei Carabinieri, poi presa in consegna da un uomo dei Servizi e sparita, il magistrato dice: “Se si trovasse, l’agenda rossa sarebbe certamente utilissima a fare luce su tanti fatti oscuri, ma non nutro grandi speranze che ciò avvenga”.
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