Le minoranze replicano alle statistiche di fine anno del presidente del Consiglio Comunale
SIENA. Dai gruppi consiliari Pd, In Campo e Per Siena riceviamo e pubblichiamo.
“Come si fosse alla fine della scuola, il dibattito politico di questi giorni si rincorre in numeri e pagelle anche per il primo anno di questa nuova consiliatura.
Abbiamo letto nei giorni scorsi i numeri declamati dal nostro presidente Marco Falorni, che in sostanza dice che in Consiglio comunale bene come ora non si era mai andati. Merito anche della riforma varata dal precedente Consiglio, che ha contribuito non poco alla velocizzazione delle attività, al tempo fieramente avversata anche dall’attuale presidente, salvo oggi raccoglierne i frutti.
Rincresce, però, che si possa rappresentare il lavoro del massimo consesso cittadino solo col numero degli atti, invece che con la qualità del dibattito e delle idee e con il grado di partecipazione dei cittadini, per ora molto basso, come per la mancata condivisione della pianificazione urbanistica.
Delle 16 sedute consiliari, almeno tre hanno avuto un contenuto straordinario (la costituzione delle commissioni, il Palio straordinario e il conferimento della cittadinanza onoraria alla Folgore), per cui già il tempo di Consiglio si riduce intorno ad una volta al mese.
Questo restringe lo spazio per le mozioni e le interrogazioni, che “arrivano dopo la musica”, ovvero dopo che gli argomenti sono già stati narrati dai media e dai social, orientando l’opinione pubblica.
Quando noi insistiamo sulla necessità di una programmazione, non chiediamo un favore, ma si domanda all’imparzialità del Presidente del Consiglio Comunale il rispetto del valore costituzionale dell’efficienza e del buon andamento, oltre che di un principio di buon senso. Infatti, se il Consiglio comunale discute di una questione dopo che il dibattito nell’opinione pubblica si è già consumato, si mortifica la propria funzione e contributo, essenziale per il dialogo democratico: come, da ultimo, nella vicenda dei servizi all’infanzia.
Anche i numeri delle commissioni consiliari sono gonfiati dalle sedute di insediamento e dall’avvio dei lavori. Finora, la maggior parte degli affari non è stata preceduta da un lavoro parallelo delle commissioni, rinunciando all’arricchimento dei differenti punti di vista. Tante commissioni sono convocate solo per l’espressione dei pareri obbligatori su affari già iscritti all’ordine del giorno dei successivi consigli. Insomma, sembrano più adempimenti amministrativi che processi di autentico confronto sui contenuti. Ecco quindi il punto della questione: il consiglio comunale non è solo il luogo della programmazione e della ratifica dell’azione amministrativa e del suo controllo, ma è prima di tutto la rappresentazione del sentimento dei senesi, il raccordo tra Comune e Città, soprattutto dopo l’abolizione delle Consulte.
Raccontare solo con i numeri questa dimensione del ruolo politico ed istituzionale del Consiglio non aiuta – prima di tutto – il senso della nostra Comunità; rischiando un progressivo decadimento dei rapporti dialettici dentro e fuori il Consiglio.
Quest’ultimo non può essere la copia sbiadita dell’Amministrazione e deve invece garantire la delega democratica in ogni momento. Come abbiamo già avuto modo di esprimerci, quindi, ribadiamo il nostro disaccordo su questa impostazione burocratica del ruolo dei consiglieri, quasi si fosse stati messi lì solo per fare numero, e sia chiaro a tutti che questo nostro dissenso non è la solita contrapposizione di parte, ma una posizione istituzionale”.