Ma i grandi vecchi cercano di resistere alla rottamazione
SIENA. Tempi grami, anche per il banchiere Profumo. Adesso che il re è nudo, non c’è nemmeno più la voglia di fingere le apparenze della sua proclamata lontananza dalla politica e, di conseguenza, anche del Monte dei Paschi dalla politica, come spiegava agli attoniti elettori del PD in una Fortezza Medicea agostana della fu festa democratica (o ex-Festa dell’Unità). Per questo, dopo aver pagato in anticipo con bonifico da mille euro, ecco il manager genovese arrivare alla cena di finanziamento di Italianieuropei, la fondazione politica di Massimo D’Alema. Altro che lontano dalla politica: immerso fino al collo. E al cronista de Il Fatto Quotidiano che fa domande scomode risponde “Io finanzio tante cose”. Ma poi passano il ministro dell’Economia Padoan e quello della Giustizia Orlando. E ci ricordiamo che la legge che ha riformato questo tipo di Fondazione è la cosiddetta Bassanini quater, approvata sotto il governo D’Alema l’8 marzo 1999, dopo la quale ci fu la fioritura di queste associazioni come Italianieuropei del politico pugliese o Astrid dello stesso ministro Bassanini. L’associazione che ha dato lustro al CdA del Monte con una delle sue esponenti, Tania Groppi, docente universitario.
Tempi grami anche per lo stesso Bassanini. Il Renzi che era diventato segretario del PD e che aveva lasciato in cambio mano libera ai vecchi dirigenti del partito nella spartizione delle poltrone – per questo si poteva permettere di scrivere il tweet al disinformato Valentini che lui col Monte non c’azzeccava nulla – quel Renzi, dicevamo, non esiste più. Adesso fa l’asso pigliatutto e vuole sia il Monte di Profumo che la Cassa Depositi e Prestiti di Bassanini. I dalemiani? In discarica, per rottamazione: adesso sì che Valentini potrebbe mandare un sms al presidente del Consiglio per chiedere istruzioni! Profumo ha bell’e perso, a settembre ci sarà un nuovo presidente e per il nome potreste chiedere ad Alessandro Falciai. L’imprenditore oscillante fra Berlusconi e Renzi. Oppure attendere il 29 giugno, quando i più saranno distratti dall’estrazione dei cavalli, perché sarà resa pubblica la nuova compagine sociale della banca come è uscita dall’aumento di capitale. Chissà se alla cena in Palazzo Rospigliosi Profumo avrà approfondito con D’Alema i suoi nuovi progetti e come verranno finanziati: mistero. Non che gli manchino i capitali personali, peraltro…
E Bassanini? In suo soccorso è dovuto intervenire un buon amico di Gabriello Mancini, il grande vecchio delle Fondazioni bancarie Giuseppe Guzzetti, il democristiano che ha attraversato tutta la storia della politica italiana. Matteo Renzi con un blitz mediatico ha cercato di fare fuori Bassanini e l’amministratore Gorno Tempini per sostituirli con uomini suoi, ma il vegliardo Guzzetti ha stoppato tutto – per il momento – con il 18% che pesa nell’azionariato della CDP il gruppo delle Fondazioni bancarie. La CDP è una partecipazione che tutti gli anni dà utili e infatti il ragioniere di San Gimignano la vendette subito, aderendo all’aumento di capitale del duo Mussari/Vigni per meglio lasciare Palazzo Sansedoni in braghe di tela. Guzzetti prese e ringraziò, invece di chiedere l’infermità mentale per chi svenava la Fondazione definitivamente. In queste ore Guzzetti e Bassanini parlano fitto fitto al XXIII congresso dell’Acri a Lucca per decidere come resistere all’offensiva renziana, ma alla fine dei giochi per rimanere a galla Guzzetti abbandonerà Bassanini al suo destino, come Gabriello imparò a nostre spese. A sue? Mai.