Il capogruppo di Siena Rinasce "per protesta" non partecipa al Consiglio Comunale
SIENA. “E’ un giorno triste per Siena, oggi sarà spezzato lo storico legame tra la banca e la città, per questo ho deciso di non partecipare al consiglio comunale”. Con queste parole il consigliere comunale Eugenio Neri motiva la scelta di non prendere parte al consiglio comunale di Siena convocato per questa mattina, 18 luglio.
Il riferimento di Eugenio Neri è all’assemblea degli azionisti di Banca Mps chiamata a votare sulla rimozione del vincolo del 4%: “Il presidente Profumo ha ottenuto quello che voleva a causa di un partito-franchising del potere economico e finanziario che ha ridotto in franchising anche le istituzioni cittadine. Per questo oggi, in segno di protesta, ho deciso di non partecipare ai lavori del consiglio comunale”.
“A questo punto, ottenuto ciò che volevano – spiega Neri, riferendosi al lasciapassare delle istituzioni per rimuovere il vincolo del 4% -, ci aspettiamo dal management di Rocca Salimbeni che dimostri nei fatti la volontà di rilanciare la banca senese visto che finora sono state addossate le colpe dei problemi del Monte soltanto al legame tra la Banca e la città e alle pressanti ingerenze politiche. A tal proposito – aggiunge Neri – mi piacerebbe che i vertici di Mps, se davvero intendono cambiare registro nei fatti e non solo a parole, prendano le distanze dalla politica locale e dal Pd senese e nazionale. Vincendo la partita del 4%, Profumo ha assunto una responsabilità grandissima e dunque molto è atteso proprio da lui”.
“La Banca e in prima linea il presidente devono ricostruire, proprio su questa necessaria trasparenza, un nuovo patto con la città, che parte da una chiara ammissione che la città ha pagato, e la caduta del vincolo del 4% è l’ultima rata, un prezzo altissimo a causa di decisioni prese lontano da Siena. Scelte verosimilmente funzionali al disegno di un sistema politico-finanziario che da tempo aveva come obiettivo il Monte”.
Il capogruppo di Siena Rinasce infine rivolge l’attenzione all’azionista di maggioranza della Banca ovvero la Fondazione Mps: “Quello di Palazzo Sansedoni è un ruolo da riscrivere e ridimensionare sia nell’apparato che negli stipendi, non dovrà mai più essere un rifugio dorato per sindaci della provincia o politici da ricollocare. Non possiamo infatti dimenticare che, come socio di maggioranza, la Fondazione ha avallato tutte le disastrose scelte compiute dai vertici della Banca. Anche nel suo ultimo atto il presidente Mancini e la deputazione hanno rinunciato a difendere l’unica garanzia per la città nei confronti di chi acquisirà il Monte. Per questa ragione – conclude Eugenio Neri – al prossimo consiglio comunale presenteremo una mozione per chiedere un’azione di responsabilità nei confronti del presidente Gabriello Mancini, dei membri della deputazione e del direttore generale Claudio Pieri”.