"E' necessario però far quadrato e congelare i debiti"
SIENA. Antonella Mansi non ha solo messo in sicurezza e con ciò salvato la Fondazione, ma ha gettato le fondamenta per poter far si’ che essa torni in futuro a poter giocare di nuovo un ruolo di motore dello sviluppo del territorio. Questa possibilità si gioca oggi su un passaggio fondamentale e non eludibile: il consolidamento e la ripatrimonializzazione della Fondazione stessa.
Condivido in toto le riflessioni del collega Sergio Betti: “Il capitolo patrimonializzazione della Fondazione MPS, non può essere lasciato solo all’attesa dell’esito delle azioni risarcitorie, ma deve essere prima di tutto al centro dell’interesse di tutte le Istituzioni Cittadine e del territorio.” In quanto, mi sento di aggiungere, punto di ripartenza probabile ed effettivo, di una lenta e faticosa rinascita del territorio.
“Da dove può ripartire la comunità locale?” Chiede Betti. Sicuramente dall’assunzione collettiva della responsabilità di non consentire operazioni che riportino lentamente allo stesso scenario di alcuni anni fa. La gestione precedente effettuò erogazioni che non era in grado di onorare. Questi debiti sono ancora in carico alla Fondazione. Accanto a questi: la futura ricapitalizzazione della Banca ( che va seguita necessariamente per non perdere l’ investimento già fatto) a cui speriamo si affiancherà un piano industriale di messa a reddito e non solo di tagli e di licenziamenti,: la vicenda Sansedoni, e il destino della Siena Biotech. Vicende di cui andrà valutato l’ impatto patrimoniale oltre che i costi.
Attualmente non ci sono entrate (figuriamoci utili): il capitolo progetti propri e partecipate è interamente in perdita. Senza una strategia di lunga prospettiva in cui tutto il tessuto istituzionale cittadino faccia quadrato a difesa di quello che resta del patrimonio della città, il rischio di un depauperamento progressivo è più che un timore.
Occorre dunque riaprire quel tavolo di concertazione che già la precedente Deputazione amministratrice aveva istruito e ricontrattare in un tempo più lungo, ipotizzando anche un temporaneo congelamento, il pagamento dei debiti derivanti dall’attività erogativa della gestione Mancini.
Ci stiamo paradossalmente trovando in una situazione analoga a quella che ci ha preceduto: la richiesta alla Fondazione di sforzi finanziari che rischia di non poter sostenere, la Banca in sofferenza continua con la differenza che tutto quello che del patrimonio della Fondazione poteva essere salvato e trasformato in liquidità, è stato già salvato. Non ci sono prove di appello e noi abbiamo il dovere morale di riconsegnare alla città la possibilità di poter risorgere. Di restituirle una possibilità di futuro.
Un dovere morale che ci impone non solo il ruolo che ognuno ricopre ma l’ appartenenza alla città, il fatto che in essa affondano le nostre radici e la nostra identità. E che ci investe della responsabilità di preservarne il futuro.
E a questo dovere morale sono tutti chiamati, nessuno escluso.
Alessandra Navarri