“Qualche anno fa – dice Nasorri – in un famoso ‘Porta a porta’ da Bruno Vespa, Berlusconi disegnava su una lavagna nuove e più moderne reti stradali, mentre ora si ritrova a proporre pedaggi e balzelli su strade vecchie e inadeguate, senza aver realizzato nessun investimento infrastrutturale. Al contrario: assistiamo a un disimpegno statale enorme sia sulle opere pubbliche, con tagli per 800 milioni di euro, sia sul settore del trasporto pubblico su gomma, uno dei più tartassati dalla manovra, con 200 milioni di tagli alla sola regione Toscana, pari a un blocco del 40 percento. Per i treni dei pendolari ci sono nel complesso tre miliardi e mezzo di euro in meno. Questo potrebbe voler dire già per l’anno prossimo un quarto dei servizi in meno e biglietti più cari, cioè ulteriori sacrifici e disagi per i pendolari”.
“La verità sul pedaggio – prosegue l’esponente Pd – è che queste proposte sono solo il tentativo di nascondere gli effetti negativi della manovra finanziaria, frutto in primo luogo del fallimento della politica del governo. A pagarne il costo più alto saranno al solito i dipendenti pubblici, che già hanno gli stipendi più bassi d’Europa; i lavoratori precari; i pensionati con redditi bassi. Gli enti locali saranno costretti a ridurre i servizi o ad aumentare imposte e tariffe. Siamo preoccupati anche per i nostri territori perché, mentre i comuni e la provincia di Siena continuano a mettere in campo risorse ed interventi per contrastare la crisi ed aiutare famiglie e imprese, il governo prosegue nella politica di taglieggiamento verso gli enti locali, col rischio concreto che i livelli di ingiustizia sociale crescano anche da noi”.
“Quello che è inaccettabile è l’iniquità della manovra – insiste Nasorri. – I redditi milionari, i grandi patrimoni, i miliardi rientrati in Italia quasi gratis con lo scudo fiscale passano indenni, senza contribuire neanche con un euro al sacrificio che viene chiesto, invece, a chi guadagna 800, 1000, 1200 euro al mese. Secondo un calcolo fatto dall’associazione dei comuni italiani, ognuno di noi pagherà 150 euro l’anno in più solo per i minori trasferimenti agli enti locali, in termini di nuove tasse o di minori servizi erogati. Ma ciò che è più grave è che nella manovra correttiva manca del tutto il sostegno alla crescita, allo sviluppo, all’occupazione. In un momento in cui il lavoro è la vera emergenza nazionale, questo governo manda a casa 40 mila precari dagli enti locali, soprattutto giovani; in tre anni licenzia 130mila lavoratori della scuola; e a differenza di quanto accade negli altri Paesi Ocse, taglia l’istruzione e la ricerca, cioè il bene primario su cui investire se vogliamo pensare al futuro del Paese”.