La caduta del rischio BTp dimezza il valore del buffer Eba
![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/originali/cut1332425127318.jpg)
di Red
SIENA. Stai a vedere che non occorre più vendere Biverbanca. Il calo dei tassi dei titoli di Stato italiani, con il riposizionamento dello spread intorno ai 300 punti base, ha, come scrive MF,”virtualmente dimezzato il fabbisogno Eba di Montepaschi da 3,3 a 1,6 miliardi”. Scrittura molto importante: vuol dire che anche il buffer reale era basato su prospettive virtuali? Come dire: poiché fra dieci anni andrai in pensione con la minima di 400 euro, ti devo considerare povero già oggi anche se hai uno stipendio di 5mila euro mensili?
Il calcolo fatto da Mediobanca Securities, ovvero “se l’Eba considerasse gli attuali prezzi dei bond italiani, il deficit di capitale della banca senese si ridurrebbe di circa il 50% (quello di Ubi del 30%), non rendendo necessarie ulteriori azioni sul patrimonio” ieri è passato inosservato. Non è certamente interesse di chi nella crisi ha trovato motivi per fare grandi affari con le società che si sono pazzamente indebitate (e quindi deboli) far rilevare questo dato. Ora, se ci soffermiamo in casa nostra, tutto ciò vuol dire che con la computazione di titoli ibridi, gli utili non distribuiti e l’estensione del modello di rating interno per la ponderazione del capitale, la copertura finanziaria ideata da Viola è sufficiente a garantire un futuro tranquillo ai nuovi investitori che hanno cominciato il banchetto sulle spoglie dell’elefante MPS ferito a morte, senza doversi privare di Biverbanca e Consum.it, due gioielli quasi casuali nella galassia Monte e garanzia degli utili futuri. La quasi totalita’ del fabbisogno Eba di Montepaschi è legata alla svalutazione dei titoli di Stato italiani in portafoglio ai tassi di fine settembre: né Tremonti né Mussari probabilmente saranno chiamati a rendere conto di come hanno ridotto la banca in queste condizioni autorizzando l’acquisto di Bot e BTp oltre le buone regole contabili e la diligenza del buon padre di famiglia, ma rispetto ad allora il rischio percepito sul debito italiano si è ridotto in misura significativa.
Molti analisti concordano nel dire che l’arrivo di Profumo, come già successo in Unicredit, servirà per togliere definitivamente di mezzo la senesità dalla banca con l’azzeramento o quasi della Fondazione. Secondo lo stesso copione che ha azzerato il potere delle fondazioni presenti nel capitale di Piazza Cordusio.
E in vista dell’esproprio romano, deciso “a livello politico dal tandem D’Alema-Bindi”, secondo esponenti del Pdl nazionale, che nemmeno si nascondono più di tanto, conseguirebbe essere l’altro tandem locale Ceccuzzi-Bezzini solo il braccio esecutivo della volontà di Roma e del PD.
Le famiglie del farmaceutico, attività industriale fortemente legata ai capricci della politica da sempre, sono pronte ad entrare nel capitale MPS. Pare ormai confermato che le aziende Angelini (il 1° febbraio inaugurato uno sportello di MPS nello stabilimento a Roma) e Menarini (rinviati a giudizio per una truffa da 860 milioni), campioni nazionali del farmaco, stiano concludendo, come fumosamente anticipato ieri da Mancini, l’acquisto di un 4% a testa delle azioni che la Fondazione ha messo in vendita per evitare la confisca da parte dei creditori bancari del prestito miliardario contratto per coprire l’ultimo aumento di capitale. Così, per coprire il tetto massimo vendibile e rimanere al 35% che dovrebbe garantire sempre a Palazzo Sansedoni l’ultima parola sulla governance lasciando a Equinox, che avrebbe coinvolto due dei suoi sottoscrittori Bertelli di Prada e i Lovati dell’acciaio, un 7% sufficiente per spiegare un investimento industriale con due rappresentanti nel CdA senza creare problemi al controllo, che rimarrà saldamente nelle mani del Partito Democratico nazionale.
E i senesi quest’anno? Tutti a Brenna in riva al fiume per le meritate vacanze estive, rigorosamente tra i due Palii, a rimuginare quanto troppo grande sia stato questo “Cor Magis”.