Il candidato sindaco di "Io amo Siena" cerca vie d'uscita
SIENA. “L’università di Siena ha rappresentato da secoli il faro del panorama culturale e scientifico della città, che ha saputo progressivamente affermarsi a livello nazionale ed internazionale: è intorno ad essa che può e deve fondarsi il rilancio della città per risanare quello che era il fiore all’occhiello di Siena, che è stato portato ad un pesante dissesto finanziario”. È quanto afferma Alessandro Nannini, candidato sindaco della lista civica “Io Amo Siena” in merito all’ateneo senese, il cui deficit strutturale è vicino ai 35 milioni di euro all’anno.
“Negli ultimi anni la classe dirigente del Comune e della Provincia di Siena è stata totalmente assente rispetto ai problemi interni all’ateneo, disinteressandosene direttamente e commettendo dunque un duplice errore: trascurare le potenzialità della struttura e le conseguenze benefiche per il territorio di un suo funzionamento ottimale. Al contrario l’unica attenzione realmente prestata nei confronti dell’ateneo, è stata quella di usarlo come serbatoio occupazionale per fini clientelari. Oggi il rischio per il futuro della struttura è altissimo e interessa due aspetti: da un lato la necessità di pagare oltre duemila stipendi tra docenti e personale amministrativo che è a forte rischio a partire dal secondo semestre dell’anno e l’impossibilità di fare ancora riferimento certo alle erogazioni della Fondazione, che dovrà quindi limitare gli investimenti sul territorio e verso le maggiori istituzioni cittadine a causa dei suoi impegni verso la Banca. Mancheranno, quindi, risorse importanti per sanare il deficit e procedere ai necessari, quanto improcrastinabili, investimenti sulla ricerca e gli strumenti necessari per far funzionare a dovere l’ateneo. La situazione, per quanto grave, non è tuttavia senza vie d’uscita: l’università ebbe infatti già un grave periodo di crisi nel corso del XIX secolo; all’epoca rimasero solo le facoltà di medicina e giurisprudenza, il resto fu portato nell’ambito dell’ateneo fiorentino. Allora furono il Comune e le contrade a costituire il volano per la rinascita dell’Università: ieri come oggi il Comune potrà dunque essere l’elemento propulsore di questa ripresa. La centralità dell’ateneo è fondamentale per l’intera città ed organica ad essa: il ritorno degli studenti costituisce un valore aggiunto per l’economia locale, la ricerca è fondamentale per lo sviluppo delle piccole e medie imprese e, di conseguenza, per l’occupazione, la ripresa del turismo non è pensabile senza un ateneo di qualità, eccellente nel suo livello di docenza ed qualificato nell’offerta formativa. È inaccettabile – conclude Nannini – che nel 2011, a fronte di questa situazione in continua degenerazione, il contributo della Fondazione sia stato di 3,5 milioni di euro, rispetto ai 10 milioni del 2006, considerando il 12° posto su 54 nella classifica del Miur in relazione alla qualità dell’ateneo sia dal punto di vista della ricerca che di offerta accademica, che malgrado tutto era e resta di primissimo livello”.
(Foto Corrado De Serio)