MPS e i finanziari rimbalzano in positivo nonostante la Grecia
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di Red.
SIENA. E’ giunto alla nostra stessa conclusione, però farcendola di molti dati, il sito internet lavoce.info che attribuisce gran parte della situazione negativa della finanza italiana a scelte deboli e inefficaci della politica nazionale.
“A metà giugno lo spread fra i Btp decennali e i bund con la stessa scadenza era di quasi 70 punti inferiore a quello dei titoli di stato decennali spagnoli. Al 23 settembre lo spread dell’Italia è di oltre 40 punti superiore a quello della Spagna” ci dice l’economista Tito Boeri. “La situazione relativa dell’Italia è drammaticamente peggiorata dopo che Giulio Tremonti, sotto accusa per la vicenda Milanese, per difendere la sua posizione ha sostenuto che era lui il garante dei conti pubblici “chi mi attacca, attacca il Paese”. In effetti è stato il segnale peggiore che si potesse dare ai mercati. Un ministro con un minimo di senso dello Stato avrebbe dovuto sostenere che, indipendentemente dall’evoluzione della sua situazione personale, i conti pubblici sarebbero stati tenuti comunque sotto controllo”. Invece la Spagna con l’approvazione della riforma delle pensioni, l’introduzione di nuove misure di contenimento fiscale, la decisione di includere nella Costituzione il pareggio di bilancio, insieme all’annuncio a fine luglio da parte di Zapatero di elezioni anticipate a novembre hanno migliorato la situazione del paese nella percezione dei mercati.
Ieri c’è stata una giornata di borsa molto positiva, con rimbalzi tecnici normali per gli operatori che cercano guadagni dopo tanti cali, superando i 14.000 punti. MPS ha contribuito, come tutti i finanziari, con un +4,30% a euro 0,40. Tuttavia in serata si è diffusa la notizia che entro il 3 ottobre la Grecia non riceverà la tranche di aiuti per 8 miliardi concordata, anche qui per l’incapacità del governo ellenico, di gestire la crisi nel paese. Addirittura funzionari della Bce hanno declassato a speculazione le voci di taglio del debito greco e di incremento del fondo salva-stati, contraddicendo dichiarazioni precedenti del membro italiano Bini Smaghi.
Sicuramente un maggiore impegno finanziario dell’Europa sarebbe difficilmente sostenibile per la Germania, anche qui per motivi politici: la Merkel sembra impegnata a far capire al suo Paese che costerebbe meno salvare la Grecia che subire le conseguenze del suo fallimento. Per forza, vista l’esposizione delle banche tedesche in titoli del debito pubblico greco: ma la gente solo quando sente le mani altrui nelle proprie tasche riesce a vedere più in là del proprio naso!
Forse ha ragione Obama, che nella notte ha bacchettato l’Ue per assenza di leadership e di sguardo verso il futuro. Diciamo che è più facile parlare degli errori altrui che guardare alle “bischerate” in casa propria… Intanto può godere dello scossone positivo proveniente dall’Europa: il Dow Jones ha chiuso con il +2,53%, e nella notte i mercati asiatici hanno vissuto momenti di euforia, con il Nikkei +2,7%. Quindi ci si attende gli indici azionari europei in forte progresso attendendo le nuove misure delle istituzioni, sperando che non sembrino palliativi. Terminiamo prendendo atto che, molto tempo dopo Confindustria, anche l’Abi si sta smarcando dalla politica fin qui acquiescente verso l’esecutivo italiano di Berlusconi e Tremonti. Il suo presidente Giuseppe Mussari ha detto: “Dobbiamo lavorare per migliorare le ragioni creditizie di questo Paese, perché solo se queste migliorano potremo avere un futuro di crescita”. E’ vero, secondo Mussari, che la responsabilità questa volta è della crisi ma anche di quanto non è stato fatto dal governo per evitare di subire più di altri i costi visibili e invisibili di uno spread Btp-Bund tedeschi che si muove ancora pericolosamente vicino a 400 punti. Ciò si traduce in un costo del denaro insostenibile per le imprese, con il risultato che il Taeg per un mutuo supera facilmente il 10%. E non possiamo permetterci che l’economia reale rimanga indietro: ne soffrono occupazione, innovazione, investimenti per l’esportazione e la competitività. Per rimettere il debito pubblico occorre che il Pil aumenti, altrimenti le chiacchiere di governo, Bce e Obama rimangono solo fumo negli occhi.