La pressione fiscale non può essere aumentata con nuove tasse europee
SIENA. Se prima difendeva la banca di Siena, ora Mussari le deve difendere tutte, nella sua qualità di presidente dell’Abi. E così ha detto che le banche hanno pagato direttamente il costo della crisi con perdite su crediti pari nel triennio 2008-2010 “a circa 38 miliardi”, di cui 23 attribuibili all’eccezionalità del contesto macroeconomico. La frase era nel suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio. “Si tratta di 23 miliardi sostenuti con i nostri patrimoni e con i nostri conti economici, senza nessuna pubblicizzazione delle perdite”, ha continuato, invitamdo il governo a trovare una soluzione per il penalizzante regime fiscale delle imposte differite. E ancora: “Le banche italiane sperimentano una rilevante pressione fiscale, in sensibile crescita negli ultimi anni: siamo al 44 per cento, con uno scarto rispetto alle altre banche europee di circa 15 punti in media nel periodo 1998-2008. È uno svantaggio competitivo”.
Il presidente dell’Abi dice di non voler chiedere riduzioni della pressione fiscale ma non ci devono essere neppure “aggravi derivanti dall’introduzione di tasse europee in qualsiasi forma e per qualsiasi finalità”.