Nella sua storia i segni della continuità con le vecchie logiche del partito
di Michele Mori
SIENA. Stavo tranquillamente mangiando delle ottime lumache con una abbondante manciata di parmigiano sopra quando mi è venuto in mente l’intervista di Mugnaioli sulla Fondazione. Non so bene se l’accostamento sia un puro caso, ma subito dopo pranzo mi sono messo a leggere ciò che l’ombra del Ceccuzzi aveva esternato. La prima considerazione che mi è venuta alla mente dopo una prima rapida lettura è: ma esiste ancora il pudore in certi dirigenti del PD? Non soddisfatto l’ho riletta passo, passo e mi sono messo a evidenziare alcuni punti; i responsabili della situazione drammatica in cui si trova Siena e la sua ex banca sono in ordine tre: gli organi di vigilanza, la crisi economica internazionale, il management montepaschino. Partiamo da quest’ultimo punto, il più semplice. Il management, a detta dello stesso Mussari, che da oggi in poi chiameremo l’Innominato perché è sparito totalmente dalla ricostruzione dei fatti del passato fatta in più occasioni dai suoi compagni di partito, si è vantato di essere stato lui a nominarli. Quindi il management della banca ha chiaramente una origine politica che risponde alla politica. La responsabilità sarebbe dovuta al fatto che gli organi di vigilanza non avrebbero vigilato, bene! Ci sbagliamo o è in corso un processo a carico di alcuni responsabili della Banca che avrebbero manipolato ed evitato di comunicare proprio agli organi di sorveglianza quello che stava avvenendo? Sulla crisi economica ci sarebbe molto da dire come ad esempio che ha riguardato tutto il sistema creditizio, ma che solo il Monte si è trovato in questa situazione drammatica. Dramma che sarebbe iniziato per Mugnaioli con l’acquisto dell’Antonveneta e scoppiato nel 2011. Caro consigliere comunale dell’amministrazione Cenni dovrebbe ricordarsi che la crisi del Monte è iniziata dal momento in cui (2007) si è distribuito patrimonio e non gli utili derivanti dall’esercizio di gestione. Tale enorme distribuzione è servita a creare il consenso di cui il suo partito, il PD, ha goduto. Sistema che lei ha fortemente caldeggiato dal banco del Consiglio Comunale approvando ripetutamente delibere di bilancio del Comune di Siena e la mozione di indirizzo che ribadiva l’intoccabilità del 51% come soglia invalicabile al di sotto della quale la Fondazione non doveva scendere.
Sarebbe bene che Mugnaioli si ricordasse come il suo grande amico Ceccuzzi abbia fatto, su questo argomento, la campagna elettorale del 2011. Campagna elettorale che ha premiato lo stesso Mugnaioli elevandolo a membro della giunta Ceccuzzi in continuità con l’impegno profuso dallo stesso Mugnaioli nell’amministrazione Cenni. Quel Ceccuzzi che si è vantato di aver scelto Profumo come presidente della Banca in forte rottura con il passato. Ci rimane solo da ricordare che anche Viola è stato scelto dalla politica e voluto dall’Innominato. Del resto questo modo di fare non cambia se si pensa solo al fatto che Valentini vuole conservare una quota significativa della banca per poter avere almeno un membro nel consiglio di amministrazione del Monte. Non si capisce per fare cosa, visto che nel passato il PD non è riuscito a governare il gruppo finanziario senese avendo direttamente, o indirettamente il controllo della quasi totalità dei consigli di amministrazione. Malattia, questa, che pervade lo stesso Mugnaioli visto che anch’esso si fa paladino della conservazione del massimo possibile di partecipazione della Fondazione nella banca. In modo da partecipare alla stesura dei piani industriali… ma non ci faccia ridere! Per, dice sempre il Mugnaioli, poter condizionare le scelte future. Ma quale futuro? Le scelte sono già state fatte e il futuro è stato già determinato e lei signor Mugnaioli ne porta la responsabilità politica. La stessa responsabilità che porta il suo amico Ceccuzzi che copriva sul versate politico le scelte che l’Innominato faceva al Monte. Copertura nei confronti del PD senese, fiorentino e romano. Ma l’andazzo andava bene a tutti voi perché la mucca da mungere era piena di latte. Quando il latte è finito l’Innominato ha visto bene di andarsene all’ABI nella speranza di sfuggire all’inevitabile. Ma se lo ricorda Mugnaioli l’attacco dell’Innominato nei confronti degli stress test dell’EBA? Le viene in mente perché fu fatto con quella violenza e solo sul piano formale? Semplicemente perché l’EBA stava iniziando a svelare il groviglio di problemi in cui si dibatteva la banca senese a causa della cattiva gestione.
La parte che riguarda, poi, la messa in sicurezza della Fondazione ci ha lasciato senza parole. Ma cosa si vuole dire? Cosa si vuole fare? Sono sette righe inutili, incomprensibili, dove si dice tutto e il contrario di tutto in una confusione unica, una serie di bla bla senza nessuna capacità costruttiva.
Un aspetto, viceversa, è chiaro, che vale anche per il “rottamatore” Valentini: prima fare, non si è capito cosa, e poi, solo dopo accertare le responsabilità del passato che comunque sono state già individuate dal Mugnaioli nelle autorità di vigilanza, nella crisi internazionale, nel management. Manca solo che ci dica che il tutto è stato dovuto alla nuvoletta della sfiga quella che perseguita anche Fantozzi! Non sembra comunque che di Fantozzi ce ne siano poi troppi in circolazione visto che Valentini è stato eletto con 930 voti di scarto e che la conta fra amici e nemici per le primarie finalizzata a eleggere i responsabili comunali e provinciali si è svolta con qualche decina di iscritti. Continuate così la strada è quella giusta!