Con riferimenti al passato...
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SIENA. “Vorrei ricordare a Claudio Martelli che quando Massimo D’Alema era ancora alla guida del Governo, lui veniva condannato in via definitiva per finanziamento illecito nell’ambito del processo sulla maxi tangente Enimont. Non abbiamo intenzione, dunque, di prendere lezioni da chi fu protagonista di quella drammatica stagione della storia Repubblicana e oggi ha scelto Siena per tentare, dopo averle combinate ‘di tutti i colori’ di riproporsi sulla scena politica facendosi un lifting. Un’operazione con la quale Martelli non riuscirà ad ingannare i senesi”. Con queste parole Alessandro Mugnaioli, segretario dell’Unione comunale di Siena del Partito democratico interviene sullo scambio di battute avvenuto tra Massimo D’Alema e Claudio Martelli.
“Martelli – afferma Mugnaioli – si proclama come uno dei protagonisti della caduta del secondo governo D’Alema, avvenuta il 25 aprile del 2000. In realtà l’ex delfino di Bettino Craxi, dovrebbe ricordarsi che in quella primavera lui fu protagonista più nelle aule giudiziarie che in quelle parlamentari. La sentenza della Cassazione, emessa il 21 marzo del 2000, infatti, segnò la condanna definitiva di Martelli al processo Enimont, per aver ricevuto 500 milioni di lire da Carlo Sama, nel 1992, destinati al finanziamento illecito. 8 mesi di condanna inflitti dalla Cassazione che facevano scendere il sipario sugli aspetti giudiziari della maxi tangente Enimont (150 miliardi di lire). Martelli era l’ultimo dei politici della prima Repubblica in attesa di giudizio definitivo. Oggi, archiviati con una condanna gli aspetti giudiziari, resta la macchia politica di quegli anni. Martelli con il suo comportamento provocò molte sofferenze e tradì la fiducia di tanti socialisti e di tanti elettori che si ispiravano al riformismo e agli ideali di libertà e di giustizia sociale, favorendo la distruzione di un patrimonio di ideali prestigiosi e di una storia centenaria. Martelli, oggi, cerca di ripulire quella macchia del suo curriculum politico riproponendosi nella nostra città e facendosi paladino di un risorgimento contro una dittatura, di cui, a suo dire, i senesi sarebbero sudditi. La verità, al contrario, è che da Roma si guarda con interesse ai nostri grandi tesori, da un lato assoldando Alessandro Nannini da parte di Silvio Berlusconi, e dall’altro facendo le prove generali del Terzo Polo con Gabriele Corradi, dietro il quale si muove questo emissario della Prima Repubblica e dei processi di Mani pulite che, non trovando buoni e concreti argomenti per la campagna elettorale, non trova di meglio che offendere i senesi, definendoli sudditi di una dittatura”.