Tra gli ordini delle segreterie romane dei partiti la candidatura di Monica Faenzi
di Red
SIENA. Alessandro Profumo non piace a tutti. Anna Maria Tarantola, vice direttore generale “di peso” in Banca d’Italia, avrebbe espresso considerazioni negative nei confronti dell’ex Ad di Unicredit e la discussione generatasi, seppur non riferita ai giornalisti, avrebbe accompagnato in Deputazione i veti sulla riconferma per la quarta volta di Fabio Borghi nel CdA di MPS, col risultato che forse era meglio prendersi una giornata di riflessione.
I poteri forti che prima a Roma e poi in città hanno accompagnato la candidatura di Profumo, sono stati spiazzati dalla sortita della signora Tarantola: ritrovarsi a maggio un neopresidente in tribunale per frode fiscale nell’operazione Broncos (in cui è già stato rinviato a giudizio) è l’ultima cosa di cui ha bisogno Rocca Salimbeni, secondo Via Nazionale. Ha rincarato la dose Elio Lannutti, Capogruppo IdV in Commissione Finanze al Senato: “Il Monte dei Paschi di Siena ha speso circa 9 miliardi di euro per acquisire banca Antonveneta, sopravvalutandone il valore e dissanguando le sue poste contabili e di bilancio. I sindacati giustamente stanno protestando contro le conseguenze di queste operazioni allegre, ovvero la perdita di migliaia di posti di lavoro. Ma oltre al danno, sarebbe davvero insopportabile la beffa di vedere Alessandro Profumo presidente di MPS”. In questa interrogazione inviata ai Ministri dell’Economia e del Lavoro, Lannutti ha aggiunto: “Come direbbe qualche maligno forse Mussari pensa a Profumo come suo successore per ringraziarlo dell’aiuto ottenuto per diventare presidente dell’Abi. Oppure, nonostante i requisiti di onorabilità per amministrare un’azienda di credito, essere indagati per gravissimi reati rappresenta un merito per ottenere la presidenza di una banca. In ogni caso sarebbe proprio il colmo la nomina di Profumo, una vecchia conoscenza dei risparmiatori frodati e delle imprese usurate con i derivati, che dopo aver preso una buona uscita di 42 milioni di euro da UniCredit, è anche inquisito per una colossale frode fiscale. Il Governo – conclude Lannutti – si attivi subito per restituire credibilità ad istituti di credito, che non godono di alcuna fiducia agli occhi dei cittadini, e per tutelare i posti di lavoro messi a rischio dall’avidità dei banchieri”.
Per la serie “L’Italia non è un paese per giovani” sarebbe di conseguenza saltata fuori la candidatura dell’80enne Franco Tatò per la massima poltrona di Rocca Sansedoni. Dopo Divo Gronchi non ci mancava altro. Un uomo dal curriculum immenso, a cui manca proprio una banca da guidare…
Intanto in serata si è riunito il vertice del Pd senese, secondo diverse fonti, per raggiungere l’accordo definitivo affinché la Deputazione riunita di domenica (alle ore 16) determini la lista da presentare per il rinnovo del CdA del Monte di fine aprile.
Aggiornamento del 18 marzo ore 14:00
Come anticipato da questo giornale, salgono le quotazioni di Fulvio Mancuso e Graziano Battisti. Nonostante il massimo riserbo, invece, sul nome che sarà indicato dalla minoranza, pensiamo che l’indicazione al femminile, proveniente da Roma segnatamente da personaggi politici identificabili in Verdini e Matteoli, dopo una riunione della triade Bersani, Casini, Alfano, esprima la persona di Monica Faenzi, l’ex sindaco di Castiglione della Pescaia, di competenza bancaria ignota, ma da premiare per la dedizione al partito, per essere stata candidato perdente alle scorse regionali ed esclusa alle passate amministrative per irregolarità nella presentazione della lista. Comunque trovare la quadratura del cerchio non è facile: ne sapremo di più nel pomeriggio della domenica, mentre i senesi saranno allo stadio per Siena-Novara.
(Foto Mirco Mugnai)