L'outing finanziario di Mancini apre il dibattito sul rinnovo del CdA di Rocca Salimbeni

di Red.
SIENA. Mario Draghi ha parlato e, nonostante l’abbassamento dello 0,25% dei tassi di interesse, le borse sono andate in caduta libera, viste le prospettive di crescita irrilevanti (se non negative) prospettare per l’Eurozona nel 2012 dal presidente della Bce. Solo Piazza Affari ha perduto -4,29% dell’indice Ftse Mib. Anche se Fitch ha promosso la manovra di Monti, la dichiarazione di credit watch con implicazioni negative per il rating delle banche di Standard & Poor’s ha provocato un vero terremoto, che il titolo MPS ha pagato carissimo con -9,15% a euro 0,265. Nel dopoborsa è arrivata la mazzata dell’Eba, che ha chiesto a Rocca Salimbeni di raccogliere 3,26 miliardi di euro entro il 30 giugno 2012 per portare il suo Core Tier 1 al 9%. Ciò significa che per l’European Banking Authority i titoli di stato italiani in portafoglio a Montepaschi sono a livelli di junk bonds, spazzatura, ed è ovvio che gli investitori leggano così negativamente la situazione. Che sia pericoloso, nel mondo della finanza, sforare i criteri prudenziali negli investimenti è cosa risaputa già a livello universitario. Basta aver studiato.
Poiché la banca senese è ancora guidata da chi si è riempito di BTp per favorire l’ex Ministro dell’Economia e non l’Italia, ci sono diversi dubbi sulla capacità di leadership per condurre il Monte fuori dal guado. Sarebbe interessante aprire un dibattito pubblico sull’argomento, specie dopo “l’outing finanziario” di Gabriello Mancini, che ha confermato ”con forza” quanto già dichiarato dal deputato Antonella Buscalferri sul ruolo inutile svolto dalla Fondazione, succube del terzetto Monte-Comune-PD nelle scelte fondamentali di politica economica, che spettavano a Palazzo Sansedoni. E superando il limite della legalità, visto che la legge 23 dicembre 1998, n. 461 obbligava la Fondazione MPS a ridurre sostanzialmente la partecipazione nella banca (per capirsi: sotto il 30%) e diversificare gli investimenti per salvaguardare il proprio patrimonio – e non per gestire un potere finanziario, come invece è successo in tutti questi anni. Ciò favorisce ulteriori speculazioni al ribasso su Siena, per distruggerne la capacità di reazione, preparare la strada al facile arrivo di raiders: con la banca vicina al collasso per quel passo troppo lungo e mal gestito chiamato Antonveneta, la conquista del Monte sarà presto una realtà subìta dalla Città del Palio. Un’ipotesi accreditata farebbe intervenire nel capitale di Rocca Salimbeni la Cassa Depositi e Prestiti diretta da Franco Bassanini: una soluzione soft per la città. Ma c’è poco tempo per agire e in più il presidente Abi è in scadenza dalla poltrona in Piazza Salimbeni nel prossimo aprile. Potrebbe essere il primo ed ultimo regalo alla città che lo ha adottato e gli ha garantito una carriera improbabile a Catanzaro. Infatti nella primavera 2012 scade l’attuale Consiglio di Amministrazione e Mussari viene già da due mandati. Con il sindaco Ceccuzzi che fin dalla campagna elettorale è sempre intervenuto sui problemi della città in termini di “discontinuità”, la continuazione della presidenza attuale è alquanto improbabile.
Sul nuovo scenario bancario presentato dall’Eba, l’istituto senese ha reagito con una nota pacata, che chiede un ulteriore ricalcolo per alleggerire la posizione delle banche retail, e confermando la presentazione di un piano alla Banca d’Italia entro il 20 gennaio 2012 con azioni concrete per raggiungere l’obiettivo richiesto dall’Eba. Ciò riflette le contraddizioni emerse nella riunione tra gli stati dell’Eurozona: spicca la posizione di Londra contro la revisione dei trattati e l’ipotesi di nuove regole per i mercati finanziari. Ha risposto pesantemente Sarkozy: “la GB non vuole quelle regole che hanno provocato la crisi”. A Siena è una sensazione diffusissima che in città di gente che non rispetta le regole ce ne sia stata anche troppa e, una tantum, il presidente francese stavolta ha ragione.