Nel 2008 Grilli aveva sul tavolo il dossier MPS-Antonveneta
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di Red
SIENA. L’agenzia di stampa economica Bloomberg racconta una storia che, se confermata, avrebbe dei risvolti complessi da decifrare. Protagonista è l’attuale ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Nel 2004, quando era Ragioniere Generale dello Stato, acquistò un appartamento a Roma, nell’elegante zona dei Parioli. E’ tutto riportato negli archivi governativi, conferma Il Fatto Quotidiano. Un appartamento di 300 metri quadrati, quattordici stanze più giardino, quattro bagni, soffitti a 3,46 m., valore dichiarato un milione e 65 mila euro. Grilli, sull’appartamento, avrebbe acceso un mutuo di un milione e mezzo, cioè avrebbe avuto dalla banca il 41% in più del valore del bene: anche questo confermato dagli archivi. Sembra impossibile per le potenzialità dei comuni cittadini ottenere un finanziamento del genere. Anche se bisogna ricordare che è invalsa la prassi di dichiarare un valore inferiore nei rogiti notarili, al fine di risparmiare sulla tassazione ed eludere i controlli antiriciclaggio, e che perciò l’appartamento potesse avere realmente il valore di mercato pari al mutuo accordato. Ma qual è la banca che avrebbe erogato un mutuo così atipico e non previsto dalle normative severe della Banca d’Italia? Bloomberg legge nelle carte che è il Monte dei Paschi di Siena. Così l’agenzia ha contattato l’istituto di credito sulla vicenda, ricevendo per risposta che MPS non concede mutui che eccedono il prezzo di vendita delle case. E che all’epoca la percentuale massima di un mutuo concesso da MPS si attestava al 95%. Ma il prezzo era congruo? Bloomberg ha anche sentito a riguardo Raffaele De Paola, dell’agenzia immobiliare Tecnocasa dei Parioli, che ha detto: “Anche se l’appartamento fosse stato da ristrutturare, quel prezzo è basso. Il valore era di almeno due milioni di euro nel 2004″. E incalza Bloomberg con la dichiarazione di Luca Dondi, responsabile del settore immobiliare di Nomisma: “Non c’è dubbio che il prezzo è basso per quella parte di Roma”. Quindi secondo le stime di mercato, l’appartamento valeva qualcosa come 6.600,00 euro al mq. Una rapida indagine conferma che le quotazioni attuali (2012) degli appartamenti nella zona 1 con quelle caratteristiche vanno da 2,2 a 3 mln di euro, quindi quello di Grilli si confermerebbe uno straordinario affare anche nel tempo, se fosse stato veramente pagato 1,065 mln di euro, ovvero 3.550 euro al mq. Il ministro Grilli ha liquidato le affermazioni di Bloomberg come “gossip”. “Tutti i soldi legati alla vicenda riportata o a qualsiasi altre transazioni in cui sono stato coinvolto erano perfettamente legali”. Il responsabile delle Finanze italiane potrebbe tirare fuori i documenti per fugare ogni dubbio, ovviamente: chissà se lo farà o invocherà la privacy, ora che la stampa italiana gli ha messo gli occhi addosso. E che ha pure una causa aperta di divorzio con l’ex moglie Lisa Lowenstein, giusto in questi giorni toccata da presunte consulenze per Finmeccanica e da una vecchia storia di debiti con le banche. Tra cui pare ci fosse banca Antonveneta, che le avrebbe prestato 270mila. Soldi che non sono mai stati restituiti e che la banca non ha mai richiesto… dalla fine degli anni ’90 a oggi, alla Made in Museum, società di cui la signora Lowenstein risulta essere tuttora amministratore unico. Torniamo però al nostro ragioniere. Appena dopo un anno, nel 2005, Grilli ottiene la promozione a Direttore Generale del Tesoro. Un incarico prestigioso, che comprende “lo svolgimento dei compiti di alta vigilanza sul settore creditizio e finanziario”. Nel 2008 sicuramente Grilli, nel suo alto ruolo istituzionale, sarà stato chiamato a esprimere parere sulla capacità finanziaria del MPS di acquistare Antonveneta. Operazioni oggi definite da tanti analisti “dubbie” come ad esempio l’emissione del Fresh 2008 o le vendite di asset per fare plusvalenza e far credere alla ricchezza che non c’era, confermano che Mussari, Vigni e l’intero CdA dell’epoca non avessero le possibilità economiche per un boccone così grosso, indigesto e per di più strapagato. Come riconosciuto in tempi recenti anche da un revisore dei conti della banca senese e per cui c’è una inchiesta penale aperta. Certi fatti e certi conti economici non potevano passare inosservati ai rigidi controllori delle banche nazionali, a meno di essere stati ingannati. Ma il dottor Grilli al momento di decidere, conscio della sua doppia posizione di cliente agevolato della banca venduta e di quella acquirente, si sarà astenuto dall’esprimere parere favorevole all’operazione Antonveneta voluta dal Mussari per non dare adito a insinuazioni pericolose?