Fra 11 giorni arriverà il giudizio dei mercati sulla trimestrale
di Red
SIENA. “Prevalente incertezza” e “rischi al ribasso”. Così, con queste espressioni, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi al termine del consiglio mensile per la politica monetaria ha scatenato l’ultima reazione dei mercati. I bancari sono andati tutti giù e il titolo MPS ha fatto -3,58% a euro 0,2493. Draghi ha affermato che l’istituto attenderà giugno per delle valutazioni più chiare sull’andamento dell’economia. Il presidente ha fatto, quasi inosservate, considerazioni difficili sui conti pubblici: “Per risanarli meglio tagliare la spesa corrente che aumentare le tasse”. Con la precisazione che va tagliata “la spesa corrente, non quella per investimenti”.
Mario Monti (che Marine Lepen ha definito il curatore fallimentare dell’Italia), sembra più concentrato a portarci via i soldi con le tasse che a creare sviluppo, lasciando ad esempio che l’industria automobilistica nazionale si trasferisca all’estero, che i grandi industriali trasferiscano le produzioni all’estero lasciando i più fortunati in cassa integrazione (cioè sul groppone del paese) e i più sfortunati in braghe di tela.
A Siena siamo un po’ distratti da vari problemi (come comune-fondazione-banca. Il partito del mattone ha costruito a dismisura per le necessità locali, spingendo in alto con un’abile politica pubblica della casa i valori immobiliari per trasferire il ceto meno abbiente – che avesse il sogno “di comprare casa” – nei comuni limitrofi con prezzi esagerati perfino per città molto più commerciali e attraenti. La crisi però è arrivata anche per il mattone, e non è esagerato pensare nel breve periodo un calo dei prezzi del venti per cento rispetto alle quotazioni di sei mesi fa. Non è solo un problema di credit crunch. I molti cartelli “Affittasi” nelle principali strade del centro per le locazioni commerciali sono più eloquenti di queste stesse parole.
E vendere è anche un problema che assilla Fabrizio Viola da quando si è seduto sulla poltrona che fu di Antonio Vigni, e oggi, da neo Amministratore Delegato, deve condividere con il nuovo Consiglio di Amministrazione. Al quale il presidente uscente Mussari ha fatto un regalo accollandosi con disinvoltura (tanto non si parla di soldi suoi personali ed è notorio che fare il banchiere “non è il suo mestiere”) il fallimentare ultimo bilancio dal rosso stratosferico. Così Viola sta mettendo sul piatto le nuove dismissioni.
Per i capricci della contabilità, vendere Biverbanca per 200 milioni nel bilancio 2012 sarà una plusvalenza (benché a suo tempo l’acquisto costò circa 700 milioni). Poi dovrebbe seguire la vendita di 100 sportelli di Antonveneta (altra plusvalenza capricciosa): sembra che tre banche d’affari internazionali di grande rilievo si siano mosse per studiare il dossier e verificare l’interesse di diversi istituti di credito. Con due vantaggi per Rocca Salimbeni: incasso di quattrini contanti da una parte e diminuzione degli impieghi dall’altra, con relativo minor assorbimento di capitale. Si rafforzerà il patrimonio contribuendo ad allontanare il pericolo dell’aumento di capitale, e si manterranno in azienda nel Nord Est gli altri 300 sportelli di una banca che nell’ultimo anno, al netto della svalutazione degli avviamenti, ha guadagnato 73 milioni con la crescita del risultato operativo del 25%.
Poi ci sarà la nota dolente dei megadirettori della Direzione centrale da avviare alla rottamazione e la riduzione dei dipendenti. Proprio ieri c’è stato un incontro informale di circa 1 ora fra Profumo e i sindacati della banca: una prima “presa di contatto, visto che il piano di riduzione dei costi non è stato presentato”, così è stato riferito a fine seduta. Cosa vuol dire si capirà nelle prossime settimane, visto che i tagli sugli stipendi ci sono già stati de facto fin dallo scorso anno. Se poi ci mettiamo i bonus in azioni di Rocca Salimbeni concessi a un valore non più nemmeno immaginabile, la perdita secca per i dipendenti è già notevole (si trasforma in minor potere d’acquisto da riversare sulla città e sull’economia locale).
Per ultima, ma fondamentale in vista della sua presentazione tra appena 11 giorni, la discussione sulla prima trimestrale 2012. Il giovedì di borsa ha visto il titolo Unicredit perdere il 4.7% a causa di voci di una trimestrale rivista al ribasso. Una cosa simile per Monte dei Paschi sarebbe terribile da digerire a metà maggio, e il nuovo CdA non è ancora partito con il suo programma. Ma una trimestrale negativa o inferiore alle attese del mercato e alle promesse dei banchieri della Rocca sarebbe un handicap troppo gravoso da portarsi dietro.
SIENA. “Prevalente incertezza” e “rischi al ribasso”. Così, con queste espressioni, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi al termine del consiglio mensile per la politica monetaria ha scatenato l’ultima reazione dei mercati. I bancari sono andati tutti giù e il titolo MPS ha fatto -3,58% a euro 0,2493. Draghi ha affermato che l’istituto attenderà giugno per delle valutazioni più chiare sull’andamento dell’economia. Il presidente ha fatto, quasi inosservate, considerazioni difficili sui conti pubblici: “Per risanarli meglio tagliare la spesa corrente che aumentare le tasse”. Con la precisazione che va tagliata “la spesa corrente, non quella per investimenti”.
Mario Monti (che Marine Lepen ha definito il curatore fallimentare dell’Italia), sembra più concentrato a portarci via i soldi con le tasse che a creare sviluppo, lasciando ad esempio che l’industria automobilistica nazionale si trasferisca all’estero, che i grandi industriali trasferiscano le produzioni all’estero lasciando i più fortunati in cassa integrazione (cioè sul groppone del paese) e i più sfortunati in braghe di tela.
A Siena siamo un po’ distratti da vari problemi (come comune-fondazione-banca. Il partito del mattone ha costruito a dismisura per le necessità locali, spingendo in alto con un’abile politica pubblica della casa i valori immobiliari per trasferire il ceto meno abbiente – che avesse il sogno “di comprare casa” – nei comuni limitrofi con prezzi esagerati perfino per città molto più commerciali e attraenti. La crisi però è arrivata anche per il mattone, e non è esagerato pensare nel breve periodo un calo dei prezzi del venti per cento rispetto alle quotazioni di sei mesi fa. Non è solo un problema di credit crunch. I molti cartelli “Affittasi” nelle principali strade del centro per le locazioni commerciali sono più eloquenti di queste stesse parole.
E vendere è anche un problema che assilla Fabrizio Viola da quando si è seduto sulla poltrona che fu di Antonio Vigni, e oggi, da neo Amministratore Delegato, deve condividere con il nuovo Consiglio di Amministrazione. Al quale il presidente uscente Mussari ha fatto un regalo accollandosi con disinvoltura (tanto non si parla di soldi suoi personali ed è notorio che fare il banchiere “non è il suo mestiere”) il fallimentare ultimo bilancio dal rosso stratosferico. Così Viola sta mettendo sul piatto le nuove dismissioni.
Per i capricci della contabilità, vendere Biverbanca per 200 milioni nel bilancio 2012 sarà una plusvalenza (benché a suo tempo l’acquisto costò circa 700 milioni). Poi dovrebbe seguire la vendita di 100 sportelli di Antonveneta (altra plusvalenza capricciosa): sembra che tre banche d’affari internazionali di grande rilievo si siano mosse per studiare il dossier e verificare l’interesse di diversi istituti di credito. Con due vantaggi per Rocca Salimbeni: incasso di quattrini contanti da una parte e diminuzione degli impieghi dall’altra, con relativo minor assorbimento di capitale. Si rafforzerà il patrimonio contribuendo ad allontanare il pericolo dell’aumento di capitale, e si manterranno in azienda nel Nord Est gli altri 300 sportelli di una banca che nell’ultimo anno, al netto della svalutazione degli avviamenti, ha guadagnato 73 milioni con la crescita del risultato operativo del 25%.
Poi ci sarà la nota dolente dei megadirettori della Direzione centrale da avviare alla rottamazione e la riduzione dei dipendenti. Proprio ieri c’è stato un incontro informale di circa 1 ora fra Profumo e i sindacati della banca: una prima “presa di contatto, visto che il piano di riduzione dei costi non è stato presentato”, così è stato riferito a fine seduta. Cosa vuol dire si capirà nelle prossime settimane, visto che i tagli sugli stipendi ci sono già stati de facto fin dallo scorso anno. Se poi ci mettiamo i bonus in azioni di Rocca Salimbeni concessi a un valore non più nemmeno immaginabile, la perdita secca per i dipendenti è già notevole (si trasforma in minor potere d’acquisto da riversare sulla città e sull’economia locale).
Per ultima, ma fondamentale in vista della sua presentazione tra appena 11 giorni, la discussione sulla prima trimestrale 2012. Il giovedì di borsa ha visto il titolo Unicredit perdere il 4.7% a causa di voci di una trimestrale rivista al ribasso. Una cosa simile per Monte dei Paschi sarebbe terribile da digerire a metà maggio, e il nuovo CdA non è ancora partito con il suo programma. Ma una trimestrale negativa o inferiore alle attese del mercato e alle promesse dei banchieri della Rocca sarebbe un handicap troppo gravoso da portarsi dietro.