Draghi e Grilli a Milano, Viola in televisione, Profumo a Roma, Codacons al Tar
SIENA. Milano e Roma crocevia del Monte dei Paschi, lunedì mattina. Alessandro Profumo approfitta della presentazione di un libro per ricordare che la banca cerca “un socio industriale con una visione non di breve termine e che sia perbene”, che sottoscriva per un miliardo di un euro l’aumento di capitale, che dovrà essere varato entro il 2015, ma ancora non sa chi sarà. Fabrizio Viola invece ha incontrato i rappresentanti della stampa estera. Poi si è presentato da Vespa (puntata dal titolo “I soldi e le banche”) per ribadire la solidità della banca reale facendosi carico delle preoccupazioni della clientela. Per correntisti e obbligazionisti non ci sono rischi concreti di perdita di soldi, per cui è inutile chiudere conti correnti. Ma per tutto il resto non ha aggiunto novità a quanto si sapeva. Bloomberg News riporta l’incontro alla stampa estera: “Posso confermare che l’importo dei fondi cui abbiamo bisogno è di 3,9 miliardi di euro,” e che non ci sarà necessità di chiedere aiuti supplementari; inoltre non ci sarebbero trattative in corso con potenziali nuovi soci investitori. Viola ha aggiunto che la direzione della banca completerà la richiesta di salvataggio all’inizio di febbraio e il Tesoro italiano si concluderà l’operazione entro la fine dello stesso mese. “Non ho trovato prove in banca che dimostrino pagamento di tangenti nell’affare Antonveneta – ha dichiarato il top manager -. Tuttavia se il sistema giudiziario dovesse dimostrare l’esistenza di fatti illeciti, la banca si dichiarerà parte lesa e agirà per tutelare i propri interessi”. Il problema più rilevante dell’acquisizione riguarda “il prezzo che è stato pagato”, giudicato alto. “Abbiamo dovuto infatti effettuare due svalutazioni dell’avviamento di una certa rilevanza”. Poi, per rassicurare gli investitori internazionali sulla serietà del nuovo CdA, viola ha confermato che l’operazione Alexandria non è stata correttamente contabilizzata nel bilancio della banca: “Non so se ci siano colpe … la banca ha fatto sicuramente un errore di contabilità”. E’ stato poi sottolineato che la scoperta del mandate agreement di Alexandria, avvenuta ad ottobre, ha chiarito che due operazioni separate erano collegate e che ciò non è stato rispecchiato nel bilancio del Monte. Conclusione: “Stiamo lavorando per garantire che il bilancio del 2012 rispecchi correttamente la struttura finanziaria della banca”. L’agenzia americana ricorda che – una settimana dopo il suo scoop che ha rivelato che la Banca ha utilizzato strumenti derivati per mascherare perdite – gli azionisti del Monte hanno approvato un aumento di capitale da 6,5 miliardi di euro. Il Codacons, a questo proposito, ha deciso di presentare un ricorso urgente al Tar del Lazio, chiedendo di bloccare i Monti Bond per violazione del divieto di aiuti di Stato e per l’evidente difetto di istruttoria rispetto alla ragioni che hanno portato al dissesto della banca. Lo dice una nota diffusa dall’associazione, in cui chiede 3,9 miliardi di risarcimento alla Banca d’Italia per omessa vigilanza “di tutti i danni patiti e patendi dallo Stato italiano e dai cittadini tutti da versarsi in apposito fondo “salva-Italia” 2013 e che si quantificano nell’esatto ammontare delle somme pari alla cifra di cui alle sottoscrizioni oggi gravate di bond in favore di Mps”.
Niente di nuovo, quindi, sotto il sole di Viola, mentre vicino a lui si sono riservatamente incontrati (e non casualmente) il presidente della Bce, Mario Draghi, e il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Il tema obbligato è Monte dei Paschi di Siena. Il mistro oggi alle 15 sarà in audizione in Parlamento. Fonti milanesi dichiarano che Grilli “si è anche incontrato con Claudio Costamagna nelle vesti di esperto in derivati ed affini, e stamattina avrà il vertice con Ignazio Visco (Banca d’Italia), Fabrizio Saccomanni (Ivass) e Giuseppe Vegas (Consob)”. Bocche cucite sul meeting tra Draghi e Grilli ma essendo Draghi all’epoca dei fatti presidente della Banca d’Italia e essendo proprio lui ad aver firmato l’autorizzazione all’acquisto di Antonveneta e a monitorare da vicino il Monte fino al suo passaggio a Francoforte, non ci dovrebbero essere dubbi sull’argomento centrale della loro conversazione. Un coinvolgimento diretto del presidente della Bce sarebbe uno scandalo troppo grosso per una Europa che, sicuramente, è molto più puritana dell’opinione pubblica e politica italiana e non lo tollererebbe.