Si aprono nuovi focolai di crisi in Europa: cosa farà Sarkozy interessa pure Siena
di Red
SIENA. La cattiva politica rimette in rosso i mercati: il povero Monti nulla può con il combinato attacco alla risalita sferrato contemporaneamente da tre attori internazionali. In primis, da Sarkozy che non riesce a fare la stangata ai suoi cittadini per coprire i buchi delle banche transalpine – e la foglia di fico del debito pubblico italiano si è ormai dissolta – così Moody’s ha afferrato al volo l’occasione per pontificare sulla tripla A che i mercati hanno tolto alla Francia già da un pezzo. Le agenzie di rating, espressione politica, arrivano sempre in ritardo! – Poi, per secondo, del prevedibile default americano, vista la volontà dei repubblicani di tornare in sella a Washington con ogni mezzo e il fallimento della commissione per il budget del deficit voluta da Obama. Tre, ci si mette la signora Merkel a far finta di non volere gli Eurobond per problemi di consenso in Germania.
Il nuovo tonfo di Piazza Affari è la logica conseguenza, e ha coinvolto tutti i bancari. E quando diciamo tutti, ci sono dentro anche le banche europee nelle varie piazze finanziarie del vecchio continente. MPS si è distinta come al solito in negativo: -4,94% a euro 0,269 toccando pure il nuovo record minimo della storia breve del titolo. La Fondazione Monte dei Paschi adesso vale solo 1,5 miliardi di euro, ma è una realtà amara che valuteremo meglio nei prossimi giorni. Consola il fatto che da Intesa a Popolare di Milano la compagnia era folta. A Parigi Credit Agricole ha fatto -5,50%, Paribas -4,33%, Societé Generale -3,93%. A Francoforte Deutsche Bank -4,90%.
Questa settimana sarà quella della crisi francese, poi toccherà alla Gran Bretagna: la speculazione senza controllo non ha usato in passato i soldi ricevuti durante la crisi del 2008 per ripulire i bilanci, e ora se ne pagheranno le conseguenze. Come sempre tutta colpa della cattiva politica del resto d’Europa che ha dato soldi pubblici senza controllare cosa veniva fatto.
Il contrario di quanto successo in Italia, dove le banche, con l’acquisto massiccio di titoli di stato nazionali, sono state costrette a puntellare un governo che non sapeva fare politica economica o non ci riusciva per le troppe contraddizioni al suo interno. E infatti il differenziale con il bund tedesco è rimasto abbastanza sulle sue, a riprova che il problema del lunedì non era nel nostro paese.
Ieri (21 novembre) l’Ungheria ha deciso di mettere da parte l’orgoglio nazionale e di chiedere l’aiuto finanziario del Fondo Monetario: un puntello ormai quasi indispensabile per il paese centroeuropeo. Le conseguenze riguarderanno banche come Unicredit che ha forti interessi a Budapest, e probabilmente costeranno la perdita della tripla A all’Austria. Di Erste Bank s’era parlato nelle scorse settimane, ma se aggiungete Bank of Austria e Raiffeisen Bank l’esposizione di Vienna in Ungheria supera il prodotto interno lordo austriaco. Lo spread austriaco con il bund sta a testimoniare la gravità della situazione sulle rive del bel Danubio blu.
Grecia e Spagna torneranno a incidere sui mercati nei prossimi giorni: le buone notizie di cui ha bisogno il mercato per crescere devono essere sempre tante.