Troppi i nodi irrisolti. Anche con 3mila miliardi a disposizione dei governi mondiali

di Red
SIENA. Fallimento. Si scrive Grecia e si legge Francia. Come andiamo scrivendo da ormai troppo tempo, il default ellenico colpirebbe alla grande le banche francesi, che risulterebbero esposte verso Atene per 40 miliardi di euro. Più i 300 miliardi di titoli di stato italiani, e poi quelli portoghesi, irlandesi, spagnoli, il totale del portafoglio in titoli di stato oltralpe si è ingessato e svalutato, diventando insostenibile e minando le fondamenta. Ciò spiega come discutere della nazionalizzazione degli istituti di credito transalpini non sia un tabù nelle stanze del potere di Parigi. Non a caso in soli due mesi i titoli di SocGen, Crédit Agricole, Bnp Paribas hanno perso in borsa il 50% del loro valore. Nemmeno Unicredit, Intesa e MPS sono scese così in basso così rapidamente. Però, in Italia si continua a minimizzare e a nascondere la testa nel sacco, sperando che “passi la nottata”. Quando ancora Mussari e Mancini negavano l’aumento di capitale poi fatto a luglio (minacciando querele), avevamo già scritto che a fine estate si sarebbe arrivati ad un altro aumento per Rocca Salimbeni. Come per Bnp Paribas oggi si parla di nuovi soci e fantomatici emiri, così si cercano investitori che salvino MPS. Ma i fondi cinesi hanno declinato gli inviti all’azione di Grilli e Prodi, e, intervistato da Radio 24, il rappresentante italiano del fondo sovrano dell’Oman, Fabio Scacciavillani, ha spiegato che vede la crisi “con forte preoccupazione per l’incapacità della politica europea di stimolare la crescita; e l’investitore non vede un catalizzatore che possa far superare la situazione. Non c’è fiducia sui debiti dei paesi più a rischio e le banche dei singoli paesi che li sostengono avendo acquistato il debito pubblico”. E aggiunge, a domanda di Paolo Barisoni “Oggi non comprerei per il fondo sovrano dell’Oman azioni di banche italiane, perché non si sa come sono stati contabilizzati gli attivi patrimoniali; hanno una leva piuttosto alta, che espone a grossi scossoni per via dei titoli di stato; gli aumenti di capitale sottoscritti da azionisti importanti come le Fondazioni e non sappiamo bene da dove siano venuti questi soldi per finanziare gli aumenti stessi. Il sistema Italia deve affrontare prima i nodi di riduzione della spesa e sburocratizzare il sistema. Sia detto per inciso prima dell’estate lo stress test diceva che le banche irlandesi erano sicure e poi gli stress test si sono dimostrati inaffidabili”.
Si consoli: neanche noi che stiamo qui abbiamo la possibilità di fare i controlli che Scacciavillani richiede. Quello che si dimostra certo è che la politica economica filogovernativa dei dirigenti bancari senesi – e non solo senesi – li ha portati a mettersi in casa una quantità eccessiva di BTp, che li trascina verso il baratro e allontana gli investitori istituzionali dall’Italia e da Siena in particolare. La diligenza del buon padre di famiglia avrebbe sconsigliato di mettersi in casa titoli di stato oltre il livello tollerabile, evidentemente mettersi di traverso a Tremonti e Berlusconi non era sembrato il caso al sistema bancario nazionale. Non ringrazieremo mai abbastanza l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio per aver permesso tutto ciò, lui che era nell’intaccabile posizione per impedirlo.
Nel weekend le dichiarazioni del segretario del Tesoro statunitense Geithner, nervose e catastrofiste, non hanno certo preparato il terreno a una nuova settimana di borsa. Il Sunday Times ha scritto di un piano proveniente dal G20 e citato anche dal Ministro dell’Economia Tremonti (che sembra uno che aspetta di vedere la Madonna) prevedente interventi sui mercati per 3000 miliardi di euro con la ricapitalizzazione di ben 16 banche europee, cosa che indebolirà ancor di più MPS nella galassia degli istituti di credito, in quanto possiede solo 13 milioni di euro di titoli greci. E di lunedì la notizia viene rilanciata dai media mondiali, forse per vedere l’effetto che fa. Si spera che intonino bene le campane dei mercati che suoneranno tendenzialmente a morto: già ha cominciato Tokyo, nella notte europea, perdendo il 2,17%. Ci si mette pure il primo ministro greco Papandreu ad accusare la comunità internazionale e la commissione europea di “lentezza e divisione” nell’affrontare la crisi, come se i sintomi della malattia quasi non siano venuti dall’insipienza politica ellenica.
Tanta carne al fuoco, piuttosto confusa, che dimostra incertezza sul da farsi. Nel nostro piccolo, dentro le mura di Siena, la situazione non è differente. Silenzi e assenze, dentro e fuori Rocca Salimbeni, al di là di dichiarazioni di principio, dimostrano le stesse incertezze su come agire. Ma sono quelle incertezze che più ci toccano da vicino: il partito non sa che fare e, a cascata, comune provincia e fondazione si trovano nella stessa posizione, le dichiarazioni di principio sono fumose. I capaci sono stati allontanati già da molto tempo e gli yes men non hanno, per definizione, attitudine a prendere iniziative: molto più facile passeggiare per Banchi di Sopra cantando dietro al Palio vinto.
Per chi rimane, sembra che un articolo sul cittadinoonline allunghi la vita, come accadeva nella famosa pubblicità telefonica di Massimo Lopez in attesa di fucilazione nel fortino della Legione Straniera. Attendiamo un ringraziamento.