Giornate decisive per la definizione degli esuberi nel gruppo e la prosecuzione del Piano Industriale
di Red
SIENA. Terza giornata della “maratona negoziale” cominciata tra i sindacati e la responsabile delle risorse umane Ilaria dalla Riva. L’obiettivo comune è firmare l’accordo entro giovedì, e l’andirivieni dall’Auditorium di Viale Mazzini è fitto. Nel progetto originale era previsto che il numero dei dipendenti destinati a uscire dal perimetro fosse di 2.360 unità, ma l’ultima proposta padronale li riduceva a 1.100, offrendo agli altri, volenti o meno, lo scivolo del Fondo esuberi. I sindacati vorrebbero poi estendere agli esternalizzati la cosiddetta “clausola BT”, cioè che la banca garantisca un paracadute a ogni addetto esternalizzato, così da evitare problemi se la newco (come spesso è successo in casi analoghi) decidesse in un secondo momento di tagliare il personale. Ma nel pomeriggio del lunedì c’è stato l’abbandono del tavolo delle trattative da parte della Fisac, che si era posta in maniera intransigente nei confronti della DG, come già deciso nei direttivi di coordinamento del 10/11 dicembre.
Le altre delegazioni (Fabi, Fiba, Uilca, Sinfub e Dircredito) hanno il quorum (le norme per la validità degli accordi prevedono la firma dei rappresentanti sindacali di almeno il 55%) per procedere senza il sindacato rosso: quindi siamo in dirittura d’arrivo, forse anche oggi.
C’è chi pensa che la posizione della Fisac si intrecci a doppio filo con le difficoltà politiche cittadine, dove è già cominciata la rincorsa verso la poltrona di sindaco, e la paura di perdere i consensi da maggioranza assoluta del PD spinge a strappi impensabili se si tiene conto degli ultimi venti anni di relazioni sindacali. MPS vuole la firma degli accordi, che fanno parte integrante del Piano Industriale e che devono essere confermati alla UE nel nuovo piano di risanamento che sarà presentato entro giugno 2013. Un piano che si annuncia complesso, in cui le autorità europee vogliono la conferma che gli aiuti di Stato concessi all’istituto di credito senese siano in linea con i dettami del mercato. La tendenza della politica italiana a creare precedenti pericolosi (vedi ad esempio la vicenda Alitalia, realizzata in barba a qualsiasi idea di mercato libero) ha spinto i regolatori di Bruxelles, aldilà delle frasi di rito che snocciolano nel comunicato stampa sui Monti bond, a vegliare sul destino di Rocca Salimbeni. Il che potrebbe condannare la banca a essere consegnata in mano a nuovi proprietari, con la Fondazione ridotta a un ruolo di mera rappresentanza. Intanto i Tremonti bond, con il rosso che chiuderà il bilancio 2012, continueranno a essere gratuiti e se il rinvio delle decisioni congela il buffer richiesto dall’Eba, va bene lo stesso. Se poi lo spread continuasse la costante discesa, dopo il brusco raffreddamento causato dall’improvvido intervento di Berlusconi sull’arena politica, verso differenziali possibili si aprirebbero scenari diversi. Alle 10 del mattino del 19 dicembre, infatti, lo spread è a 298 punti. L’angoscia di Viola sono sempre le minusvalenze provocate dai derivati e dai 23 circa miliardi di euro di titoli di Stato in portafoglio. Lo spread a 200 minimizzerebbe le perdite e dunque la necessità del buffer, lasciando le cose come sono. Magari accompagnato dalle prime misure concrete che favoriscano la ripresa economica. Magari seguito da un aumento del costo del denaro che renda l’erogazione di mutui e prestiti conveniente alle banche e più liberale verso la clientela. Il sogno vagheggiato da Mussari e Vigni: la crescita all’infinito che potesse “celare” le perdite che la politica e la fretta avevano generato con l’affare Antonveneta. Un tremendo gioco della roulette più adatto a gambler spregiudicati che non a paciosi banchieri di provincia.