La Fondazione Mps ha già avviato la macchina per mettere insieme il miliardo necessario
SIENA. Ieri pomeriggio (6 aprile) c’è stato il pellegrinaggio della banca MPS e della Fondazione (oltre a Mancini erano presenti Mussari e Antonio Vigni) nell’ufficio del ministro Tremonti per incassare un ok indispensabile all’operazione, sempre negata ma ben studiata e in via di realizzazione, dell’aumento di capitale “improcrastinabile”, anche per non lasciare al prossimo sindaco di Siena il cerino fumante in mano della gestione fallimentare della crisi Montepaschi. Questi sarebbero i risultati ottenuti: “la Fondazione Monte dei Paschi potrebbe mettere un pacchetto di azioni Banca Mps a garanzia del finanziamento di 300-400 milioni che si appresta a chiedere per sostenere l’aumento di capitale del gruppo di Rocca Salimbeni. Il resto dei mezzi necessari, altri 600-700 milioni, arriveranno da un’operazione “derivata” su titoli in portafoglio all’Ente presieduto da Gabriello Mancini: 1,9% di Mediobanca, 0,42% di Intesa Sanpaolo e titoli privilegiati Mps, pari a circa il 10% del capitale complessivo della banca” secondo le informazioni raccolte dal Sole 24ore.
Come avevamo ricordato, lo statuto della Fondazione senese dà la possibilità di indebitamento all’Ente per una cifra massima del 20% del patrimonio che è di 5,5 miliardi (compresa quindi la svalutazione dell’asset Antonveneta).
Grande soddisfazione per il presidente Gabriello Mancini che è tornato a Siena dove, già nella mattinata odierna (7 aprile), avvierà tutta la macchina operativa: bisogna trovare il miliardo di euro necessario alla ricapitalizzazione da 2 miliardi complessivi, sperando che gli altri soci facciano per intero la loro parte (Fondazione MPS, tanto per fare un esempio, non parteciperà all’aumento di capitale di Banca Intesa) e riuscendo a non scendere sotto la soglia del 51% che significherebbe far perdere alla città il controllo della banca, aspettando la formalizzazione del ministero del Tesoro all’operazione.
Purtroppo i successi sportivi della Mens Sana e delle altre belle realtà cittadine non sono sufficienti a coprire il buco di immagine e di sostanza di una superficiale gestione del potere.
Ma se non si dice di chi è la responsabilità della gravissima situazione e nessuno ne paga il conto, è probabile che nel giro di pochissimo tempo si scoprirà che anche le misure decise in questi giorni sono solo dei palliativi o peggio dei placebo. Almeno Banca Intesa, nel comunicato in cui annuncia l’aumento di capitale per 5 miliardi (e non per 2) ha un proge tto industriale e finanziario di redditività importante in un arco determinato di tempo. Ma se il miliardo scarso di utili per il 2010 vantato solo pochi giorni fa è stato raggiunto spostando partite di spesa dal 31 dicembre 2010 al 31 gennaio 2011, come pensa rocca Salimbeni di fare utili in futuro, visto che anche la polpa delle smobilizzazioni è finita?