E i commensali sono sempre gli stessi: le banche
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di Red
SIENA. Mutatis mutandis, il discorso che ha fatto all’Europarlamento stamattina il premier Tsipras sulla Grecia lo avrebbe fatto – immodestamente – Red a proposito del Monte dei Paschi e delle banche “salvate”, a cominciare da Santander per finire con Deutsche Bank ma passando per la Banca d’Italia. Banche che hanno fatto gli interessi dei loro accoliti, sia che fosse una certa classe dirigente greca corrotta sia che fosse un Giuseppe Mussari, sul quale dubitiamo si potrà sapere dalla Magistratura italiana prima della sua morte (che gli auguriamo la più lontana possibile ovviamente), la verità su sei anni di splendore e tragedia della più antica banca del mondo senza incorrere nell’ennesima querela.
Quante Alexandria tiene in pancia la Deutsche Bank? Ovvero quante operazioni vietate, truffe a insaputa del cittadino, sia che fosse greco sia che fosse senese ma sia che fosse di quasi qualsiasi parte del mondo ha combinato il disinvolto management della banca tedesca? Quasi è solo perché delle attività truffaldine di DB negli USA abbiamo contezza perché la Federal Reserve funziona e all’istituto di Francoforte ha comminato 2,5 miliardi di dollari (fonte: Panorama) di multe. Mentre Merkel, Hollande, i presidenti delle rispettive banche centrali e il presidente della BCE Mario Draghi dormono, non vedono, non capiscono (nella migliore delle ipotesi). La posizione defilata di Renzi la dice lunga sull’inesistenza di un governo e degli interessi nazionali nell’Italia di questi politici.
Se una finanziariamente corretta Deutsche Bank avesse rifiutato di finanziare il derivato Alexandria, il fallimento mussariano sarebbe venuto allo scoperto in tempo per salvare la ricchezza della Fondazione, che avrebbe avuto il fiato per rimettere le cose a posto, nonostante tutto. E se ancor prima Draghi avesse negato, come era suo dovere numeri alla mano, a MPS di acquistare Antonveneta adesso parleremmo di altre cose e non della People’s Bank of China, che dal 30 giugno detiene il 2,01% del capitale Monte dei Paschi. E’ un numero assurdo: appena quanto basta per far sapere a tutti di esserci e un po’ troppo poco per alzare la voce. E questo ci fa immaginare difficile che gli interessi del banchiere Zhou Xiaochuan possano coincidere con quelli della città di Siena.
Il cittadino greco-senese si alza presto la mattina, alza la saracinesca, fa del suo meglio tra lavoro, famiglia e società, si prende una vacanza in più quando le cose vanno meglio, stringe un po’ la cinghia quando vanno peggio. Poi un giorno si sveglia e scopre che deve pagare i danni per quello che non ha fatto, per le ruberie che non ha commesso, per una spregiudicatezza morale e materiale che non ha mai avuto. E dalla televisione deve ascoltare i tanti Soloni che gli danno addosso. Il Monte la banca della città? E se era mia… Ma ancora per tanti non è facile capire la storia e le responsabilità. In Regione è stato mandato da Siena un tale che da presidente della Provincia ha curato la disinformazione che voleva la dirigenza cittadina fare sempre tutto bene almeno fino al 2012, quando il pero è franato. Cosa vedrà in Regione, come curerà gli interessi della provincia di Siena? E’ un mistero doloroso. E in questo contesto Zhou Xiaochuan viene a fare shopping a Siena: visto l’inopinato crollo verticale della borsa di Shangai che in meno di un mese ha perso il 35%, forse è venuto a prendere lezioni di economia finanziaria. S’attirano tutti noi, siamo meglio del parafulmine della Torre del Mangia.