Il piano industriale del Tandem e della Bce era solo di ripulire la banca per un acquirente forestiero
di Red
SIENA. I governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni in Italia hanno ritenuto che l’interesse nazionale fosse la deindustrializzazione del paese (Alcoa, Fiat ad esempio e adesso il comparto dell’acciaio fuggiti senza colpo ferire) e un riposizionamento al ribasso della sua capacità finanziaria. Le teorie, ritenute fantascientifiche proprio da quei personaggi che oggi le stanno realizzando, che volevano un consesso finanziario sovranazionale come il Bilderberg desiderare per il nostro paese la presenza di due soli colossi bancari sono in dirittura d’arrivo, dopo l’ammissione di Profumo a Radiocor che “MPS potrebbe non essere più una banca indipendente”. E dopo due anni di errori sanguinolenti, secondo il presidente della Fondazione Clarich, Profumo è l‘uomo giusto per scegliere di che morte morire e ridurre a due i campioni nazionali del credito. Ubi è troppo piccola per assorbire il Monte e la ben più grande Intesa ritiene la cosa “inimmaginabile”.
Chi sbaglia paga è un detto che non vale a Siena, anche se oggi arriva la sentenza Antonveneta di primo grado. Contrariamente al buon senso, il valore del titolo MPS ha perso il 37% del suo valore in questa settimana, dopo l’esito degli stress test. Il miliardo di Monti bond e i miliardi di titoli di Stato a lunga scadenza nel portafoglio della banca rendono impossibile il suo fallimento e, a rigor di logica, pretendono l’intervento statale non procrastinabile. Ma la logica industriale-finanziaria cozza contro quella dei nostri governanti, di cui Profumo è una longa manus. Lo stato invece di proteggere il suo investimento nella banca lascia che il titolo scenda così da sterilizzare in parte la quota che avrà nell’azionariato quando il Tandem sarà costretto a chiedere, a termine di legge, la trasformazione dei bond in capitale.
Quindi la logica di Stato va contro la permanenza a Siena della banca MPS, che, come andiamo ripetendo da due anni, sarà ceduta al peggior offerente. Nel frattempo sono scappati depositi per più di un miliardo di euro e l’attività quotidiana sta soffrendo una nuova fuga di clienti e questa è solo colpa di Profumo. Sembra che nemmeno i conti di riduzione del personale tornino. C’è una discrasia – a nostro giudizio – tra le cifre dei prepensionamenti annunciati e la forza lavoro, frutto di chiamate dirette probabilmente da aree come la Puglia soggette ad interessamento, diciamo, politico e partitico. Se si assume vuol dire che c’è futuro per MPS, ma il futuro sarà sempre più lontano da Siena. E quella che si contrabbanda per necessità del mercato liberista è solo una scelta politica in uno Stato che liberista ha dimostrato di essere poco e in maniera incoerente.
I beneficati dai 12 anni di regno mussariano tuonano che è un bene che la banca venga tolta ai senesi. Solo loro e pochi Sansoni di periferia possono affermare simili cose. La scelta di Matteo Renzi di non confondersi con quanto avviene a Siena non è segno di una politica che non si interessa di questioni bancarie, anzi. E’ il segno che in “questa questione” non ci vuole entrare perché la fine del percorso era chiara fin dall’inizio della presidenza Profumo, quando si sono inventati Nuovi Strumenti Finanziari per agire diversamente da tutti gli altri paesi europei nelle medesime situazioni di default bancari. Ci vorrebbe uno scatto dell’opinione pubblica che faccia cadere l’inane Valentini e portare all’attenzione del mondo questo scippo colossale.
Crediamo che i senesi ritenessero, quando li hanno eletti, onestamente validi i sindaci e gli amministratori che si sono succeduti e che il collegato partito-stampa-clientelismo gli abbia fatto credere che andava tutto bene. Anche quando un banchiere incapace, inadeguato e privo di curriculum come Mussari arrivava al top di Rocca Salimbeni. Disinformazione che, alla luce delle accuse della Procura ad un giornalista locale per riciclaggio, lascia trasparire un mondo complesso di relazioni inopportune ma ben condizionanti. Ma la pena capitale della riduzione a città da terzo mondo, come si prospetta realistica in questi momenti per quello che rappresenta per il PIL cittadino la presenza della Direzione generale della banca MPS, è un fardello troppo grande per una provincia senza futuro. Purtroppo.