Adusbef e Federconsumatori chiedono la nazionalizzazione della banca
ROMA. Marco Morelli, il rappresentante di JPMorgan, nominato dall’ex presidente Matteo Renzi dopo aver destituito Fabrizio Viola a capo del MPS, con una telefonata da parte dell’ex ministro Padoan, continua a giocare sulla pelle di correntisti, risparmiatori, lavoratori, evocando: ”il cambiamento del quadro politico istituzionale post 4 dicembre, che ha di fatto reso impossibile rendere vincolanti le manifestazioni di interesse che avevamo ricevuto, riferendosi agli investitori che si erano detti interessati a partecipare all’operazione da 5 miliardi per il rafforzamento patrimoniale della banca”.
Il governo non deve più assecondare le illusioni di JPMorgan e di Marco Morelli, per evitare la nazionalizzazione dell’ istituto, sull’idea su cui ha lavorato il board, presieduto da Alessandro Falciai, uno dei principali azionisti dell’ istituto senese (restio a sottoscrivere il nuovo aumento) della riapertura dell’ offerta di scambio tra bond subordinati e azioni per quei sottoscrittori che a novembre sono praticamente stati esclusi dalla Consob per incompatibilità del profilo di rischio, cercando accordi con la Bce, in deroga alle normative Mifid per addossare ancora una volta al ‘parco buoi’, rischi inaccettabili.
Il risanamento privato, ostinatamente perseguito dai vertici Mps, nominati dal governo Renzi in ossequio ai desiderata di JP Morgan, non sembra attenere alla salvaguardia di correntisti, risparmiatori, lavoratori che corrono gravissimi rischi, ma alla notevole commissione deliberata per l’operazione, pari a 448 milioni di euro, per una banca che in borsa ne vale poco più di 500 milioni di euro dopo essere stata spolpata e saccheggiata con aumenti di capitali e distruzione di valore superiore a 20 miliardi di euro.
Al 31 dicembre 2005 infatti, la capitalizzazione in borsa di MPS era pari a 12 mld di euro, oggi vale poco più di 500 milioni, dopo aver rastrellato risorse, ed anche pubblico risparmio, tramite aumenti di capitale per oltre 20,5 miliardi di euro per finanziare la disastrosa acquisizione di Banca Antonveneta, costata 9 miliardi di euro nominali (17,1 mld il conto finale), autorizzata dall’ex governatore di Bankitalia Mario Draghi, oggi presidente Bce con la delibera del 17 marzo 2008, con operazioni tutte a debito anche tramite strumenti ibridi e bond subordinati, da appioppare al pubblico indistinto.
Aumenti di capitale MPS:
5,0 miliardi di euro nel 2008;
3,0 miliardi di euro nel 2009;
2,0 miliardi di euro nel 2011;
2,5 miliardi di euro nel 2012;
5,0 miliardi di euro nel 2014;
3,0 miliardi di euro nel 2015.
Totale 20,5 miliardi di euro
12 miliardi di euro la capitalizzazione di borsa al 31.12.2005
0,500 milioni di euro circa la capitalizzazione al 9 dicembre 2016
32 miliardi di euro perdita secca e distruzione di valore nel decennio
Non è più consentibile che i manager del MPS ed i nuovi ‘banchieri’, come Marco Morelli, recentemente designato dall’ex ministro dell’economia Padoan, coadiuvato da Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro ed ex ministro dell’Economia (Governo Monti), fiduciario per l’Europa di JPMorgan, con il concorso esterno di Bankitalia e Consob, possano continuare a distruggere il risparmio e la più antica banca, che aveva resistito a carestie, guerre, pestilenze ed invasioni per 544 di vita, possano utilizzare i risparmiatori italiani come cavie del bail-in, un esproprio criminale del risparmio, che ha già ridotto sul lastrico 130.000 famiglie di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, interpretando col governo l’art.32 della direttiva europee del BRRD e del burden sharing.
Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)