E aggiunge "significa che abbiamo fatto bene il nostro lavoro"

di Red
SIENA. Calati nel ventre della vacca, i dirigenti di Rocca Salimbeni evocano gli spettri della nazionalizzazione, che avrebbe portato via la banca dalla città, distrutto i posti di lavoro, ridotta Siena a città da terzo mondo. Quando però si trovano davanti analisti finanziari stranieri cambiano di colpo repertorio: necessaria la fusione con un altro istituto di credito, magari Paribas, calati i dipendenti da 31.500 a 23.000 con assurdi tagli lineari che hanno cacciato professionalità e mantenuto quasi tutti i raccomandati di Mussari, e schiaffo alla città e al sindaco Valentini che passerà alla storia come il primo sindaco di Siena senza banca.
Non che i due sindaci che l’hanno preceduto non abbiano fatto incetta di record negativi, ma questo sarebbe intollerabile. Eppure, intervistato da Charles Wallace di Institutional Investor, il consigliere amministrativo della Roma calcio Bernardo Mingrone, CIO di banca MPS, conferma i peggiori scenari descritti dagli articoli di Red: evidentemente non vuole perdere la faccia e la credibilità finanziaria raccontando agli investitori internazionali le pietose bugie che si propinano ogni giorno ai senesi. Nemmeno noi.
Che l’istituto di credito si sia ridimensionato non è solo questione di numero di filiali chiuse. Mingrone conferma in toto: la chiusura del credito al consumo e alle aziende, il ridimensionamento del portafoglio titoli. Alla domanda di commentare le voci che darebbero MPS sulla strada di una fusione con un istituto più grande, la risposta del CIO è “Cosa c’è di sbagliato in tutto questo? Se la gente vuole comprare MPS perché ci vede del valore, questo significa che abbiamo fatto bene il nostro lavoro”. Valentini e Clarich saranno d’accordo? O si stanno preparando a dire che la banca è stata venduta “a loro insaputa”?
Le origini del disastro stanno non solo in Antonveneta, ma anche nelle magagne che Mussari ha ereditato, coprendole. Il famoso swap con Deutsche Bank risale al 2002, e l’avvocato calabrese, che Institutional Investor non esita a definire incompetente in quanto arrivato in Rocca solo per conoscenze politiche e senza alcun curriculum specifico, ha provveduto a reiterarlo negli anni sommandolo agli errori successivi, mentre raccontava con alto senso di responsabilità ai senesi, pesanti bugie. E Banca d’Italia dov’era, di fronte alle dichiarazioni che “MPS non lavora sui derivati” che si propinavano a piene mani? Abbiamo più responsabilità noi, che dobbiamo centellinare quello che scriviamo sull’argomento per evitare querele sui punti e virgola, che quei signori che la banca l’hanno distrutta: questa è la condizione dell’Italia.
Quando MPS acquisì la Banca Agricola Mantovana fu normale, per tutti, che la Direzione Generale dell’istituto lombardo fosse trasferita a Siena. Delle ricadute economiche su Mantova, silenzio assoluto. Chi può cominci a pensare di fare le valigie e trasferirsi a Milano almeno, se non all’estero. E non solo i dipendenti del Monte: per loro sarà più facile, il lavoro ce l’hanno. Noi non sputiamo nel piatto dei 40 milioni di euro che la Regione ha stanziato per la Capitale della Cultura Europea anche se non si vincesse il bando. Piuttosto bisogna prendersela con una classe politica locale che ha reso i senesi servi del loro potere, e anche con questo finanziamento manterrà tali coloro che non avranno la forza di andarsene. Non vediamo in giro una consapevolezza che possa cambiare le cose.