Il volo del titolo in borsa continua, ma restano molti nodi da sciogliere
di Red
SIENA. Sul parterre di Piazza Affari ancora una giornata trionfale di rialzi per i titoli del comparto bancario; tra i quali si conferma sempre in prima fila banca MPS (+4,88% a euro 0,2923), per nulla disturbato dalla quantità esagerata di azioni scambiate, che hanno superato il 21% del capitale sociale, cioè 2,5 miliardi di pezzi. Coinvolgendo, sembra, anche finanziarie legate alla ricca finanza del mondo arabo. Perfino i Cds (Credit default swaps) su Rocca Salimbeni hanno segnato il passo, da 520 a 436 punti base. Possibile che ritorni fiducia verso il vecchio babbo Monte? Perché con gli accordi presi col sindacato – ed entro la fine del mese l’elenco dei prepensionati dovrà essere esecutivo – e l’esternalizzazione del back office, anche senza la vendita di Consum.it e di MPS Leasing & Factoring (di questi tempi chiaramente invendibili per mancanza di acquirenti), gli analisti di mercato vogliono dare fiducia al Tandem. Oltretutto lo spread appare inchiodato a 279 punti base.
Intanto si affilano le armi in vista della Assemblea Straordinaria del 24 gennaio che dovrà confermare tutte le richieste della Bce di Mario Draghi in relazione ai Monti bond, che prossimamente saranno assegnati a Rocca Salimbeni. L’associazione piccoli azionisti di Azione MPS ha diramato una nota: “Gli azionisti di Banca Monte dei Paschi di Siena sono di nuovo convocati in assemblea per deliberare un aumento di capitale rinunciando al diritto di opzione”. Nel comunicato si sottolinea “la necessità di far ricorso al sostegno statale per il soddisfacimento dei requisiti di capitale rende necessario deliberare fin d’ora modalità di conversione in capitale degli aiuti statali, qualora a scadenza degli stessi non si fossero create le condizioni per il rimborso”. E ancora un interessante rilievo, come a dire che la pappa non è ancora bella e scodellata: “La rinuncia al diritto di opzione implica la necessità di un quorum deliberativo comunque pari alla maggioranza del capitale: nel caso di raggiungimento, in seconda convocazione, del quorum necessario alla validità dell’assemblea ma inferiore al 50% + 1 delle azioni, la banca non potrebbe far ricorso ai Monti Bond”. Le velleità per dare battaglia in assemblea ad Azione MPS non mancano. Il comunicato prosegue “nel segnalare la necessità di fornire alla banca quella stabilità patrimoniale che le politiche promosse dall’ azionista di maggioranza hanno compromesso, ricorda che si è persa un’ulteriore occasione per il dialogo con i piccoli azionisti, tuttora privi di regole statutarie partecipative, e per la rimozione dei bizantinismi statutari che ancora caratterizzano, penalizzandola, la nostra banca”. Per questo motivo, spiega l’associazione, “il rafforzamento patrimoniale auspicato dovrà andare di pari passo con la costruzione di una strategia condivisa, che allo stato sembra compromessa dalla sottoscrizione di accordi tra azienda e dipendenti, in larga misura piccoli azionisti, privi dell’ampiezza di consenso necessaria ad affrontare le nuove sfide del mercato”.
Azione MPS ricorda al CdA di essere composto in gran parte da dipendenti. Dipendenti a cui nei cosidetti “anni d’oro” vennero date, al posto della moneta sonante, azioni della banca. Perché i soldi che erano scritti sulla carta dei bilanci più non esistevano e perché quegli stessi bilanci non avano reale conto della qualità dell’istituto, secondo il giudizio impietoso di Profumo: “negli ultimi cinque anni tolte le operazioni straordinarie, questa banca ha avuto un utile di 50 milioni”. Con sindacati compiacenti che accettavano tutte le condizioni che poi hanno determinato la perdita secca a chi aveva ricevuto le azioni col vincolo di non venderle, senza protezione nel caso di perdita in borsa e via dicendo. Non sono passati due anni da quando i dipendenti stati invitati a utilizzare il Tfr per comprare azioni della banca in nome della senesità. Ben sapendo del massacro sociale a cui si andava incontro: la Consob indagherà, ma anche qui non ha trovato nulla da contestare. Ma non dimenticheranno, i piccoli azionisti-dipendenti, di chiedere ragione di un comunicato della Fisac-Cgil laziale che stimola una Direzione d’Area “a fare cessare immediatamente le inopportune pressioni affinché vengano contrattualizzate le vendite di polizze in assenza di clienti – quindi senza la forma degli ipotetici sottoscrittori – motivandole con la possibilità di successivo storno, in caso di mancato consenso degli stessi” e pressando la rete vendita con “l’invio di mail ogni 45 minuti per “sollecitare” la vendita di questi prodotti. I colleghi, per la preparazione, l’impegno e la serietà che mettono ogni giorno nel loro lavoro meritano più rispetto, e lo meritano anche i nostri clienti”. Sic!