Niente proroghe da Bce: aumento di capitale entro la fine dell'anno. Si delinea un piano B per scongiurare il bail-in
SIENA. Per il Monte dei Paschi di Siena questi ultimi giorni del 2016 saranno determinanti. L’indicazione è arrivata dalla Bce ma la data era già nell’aria e, sebbene qualcuno abbia provato a farla slittare, la fine dell’anno sembra essere il termine ultimo per l’aumento del capitale che dovrebbe mettere al sicuro i conti della banca senese.
I tempi sono strettissimi e pare profilarsi all’orizzonte sempre più la necessità di un intervento di Stato. Non un’azione che sarebbe scorretta nell’attenta Europa (aiuti di Stato) ma un impegno pubblico che avrebbe la giustificazione derivata dal possesso del 4% delle azioni della banca. Quindi una tutela del proprio patrimonio. L’operazione sarebbe semplice: lo Stato acquisirebbe le obbligazioni subordinate rimaste in mano ai piccoli risparmiatori e le convertirebbe in azioni, così da portare nuova liquidità nelle casse di Mps. Questa operazione dovrebbe portare circa 2 miliardi di euro che si aggiungono al miliardo già raccolto dalla conversione volontaria dei subordinati, conclusa venerdì scorso. Un decreto legge, già al vaglio del Tesoro, potrebbe dare il via a questo intervento che, di fatto, porterebbe alla nazionalizzazione della banca senese. Una presenza rafforzata della componente pubblica renderebbe lontano lo spauracchio del bail-in timore sacrosanto per tutti i piccoli risparmiatori.
“Lo scenario in cui si inserisce questa soluzione è quello delineato nella direttiva Brrd (Bank recovery and resolution directive) che autorizza l’iniezione di capitali pubblici per quelle banche solventi che hanno un fabbisogno di capitale certificato dagli stress test, come è il caso di Siena. L’intervento dello Stato è però collegato all’attivazione dello burden sharing, il meccanismo di condivisione del peso del salvataggio che si applica a chi detiene azioni e obbligazioni subordinate: quest’ultime sono molto diffuse tra i piccoli risparmiatori di Mps. Saranno loro, in maniera forzosa, a dover colmare il deficit di capitale della banca. Spetterà poi allo Stato rimborsare le perdite temporanee dei piccoli risparmiatori una volta appunto che lo Stato stessa avrà acquistato i bond subordinati per convertirli in azioni. Secondo il Financial Times sarebbe già pronto il piano per garantire un pieno risarcimento fino a 100 mila euro per ogni obbligazionista” scrive Giuseppe Colombo dell’Huffington Post.
Con l’intervento dello Stato e con l’operazione di conversione dei subordinati, non resterebbero che altri 2 miliardi da trovare.
C’è chi sostiene – alcune fonti citate dall’Hiffington Post sempre nello stesso articolo online – che, grazie alla solida partecipazione dello Stato anche investitori stranieri potrebbero sciogliere gli indugi e decidere di investire. Si insiste sul Qatar che potrebbe, addirittura, impegnarsi a coprire l’intera cifra mancante alla quota dei 5 miliardi.