E a Gentiloni tocca il gravoso compito di diventare uno statista. Se vuole
di Red
SIENA. Occorrerà attendere, a prescindere se il CdA di MPS getterà la spugna nelle prossime ore o meno perché i fantomatici fondi internazionali abbiano o meno cambiato idea, la pubblicazione dell’ultima trimestrale per comprendere gli ulteriori danni che il gruppo di fuoco composto da Renzi (e oggi Gentiloni) e Padoan, Merkel e Schauble, Draghi e Juncker sta facendo piovere sull’istituto di credito più antico del mondo. Quelli causati dal 2011 a oggi (anno dell’aumento di capitale Mussari/Mancini che doveva togliere le castagne dal fuoco e invece ha distrutto la formidabile e irripetibile dotazione finanziaria di una città infinitesimale), li abbiamo conosciuti già, ma nonostante tutto Monte dei Paschi è rimasta per buona fortuna di dipendenti, clienti e senesi sempre banca sistemica. Altrimenti oggi Rocca Salimbeni avrebbe fatto la fine di banca Etruria…
Perchè nonostante la grandissima dedizione di “lavoratori e lavoratrici che con grande professionalita’ hanno gestito rapporti con la clientela con l’unico obiettivo di mettere in sicurezza la banca, tutelare i risparmiatori e difendere il posto di lavoro”, come stamani rivendica giustamente il comunicato dei sindacati Mps, l’interesse dei summenzionati personaggi era e rimane diverso dal salvataggio della banca. Padoan e i governi che si sono succeduti vogliono gestire il deficit nazionale a comodo loro (soprattutto per i loro amici) e non fanno davvero nulla per ridurlo. E adesso l’intervento su Siena bloccherà ancora di più il loro margine di manovra ed è un bene per l’Italia.
Merkel e Schauble. In questi anni non sono riusciti a risolvere l’enorme problema di Deutsche Bank, che negli USA hanno scoperto e sanzionato. Sbattere il Monte in prima fila attraverso placebo inutili come gli aumenti di capitale precedenti, favorendo l’attenzione della speculazione verso Siena, è stato un guadagno di tempo e di quattrini, ma l’azione non ha avuto successo e adesso tremano, perché dovranno intervenire pesantemente in casa loro con l’anno nuovo, quando la – chiamatela tecnicamente come volete il succo è sempre quello – nazionalizzazione di MPS farà restituire alla banca la fiducia dei suoi clienti, la fiducia delle altre banche sui mercati (che ormai da tempo le avevano tolto), l’operatività che una clientela fin qui affezionata nonostante tutto ha garantito fino all’ultimo. Perché non scordate, voi che pontificate contro i senesi vana gente che moltissimi dei 40.000 risparmiatori chiamati da venerdì a rispondere presente alla chiamata di Marco Morelli – e che hanno dato una risposta formidabile – sono di queste parti, non di Milano né di Francoforte, né di Bruxelles.
Draghi e Juncker. Avevano sperato, anni fa, che la concessione dei Tremonti Bond fosse sufficiente. Poi che gli aumenti di capitale concludessero il lavoro. Invece, con questo esito – che è proprio quello che non volevano- ci fanno la figura dei burocrati pedanti e, se va bene, poco capaci di leggere e interpretare gli stessi numeri che per noi, già nella primavera 2011, valevano l’obbligo di procedere alla nazionalizzazione. L’Europa della burocrazia e della Banca Centrale ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare, nell’affaire Monte dei Paschi. Piegati alle logiche politiche, piegati alle logiche di Goldman Sachs e JP Morgan, da cui quasi tutti provengono (come se il conflitto di interessi fosse una invenzione della propaganda comunista), non sono stati capaci nemmeno di garantire ai loro punti di riferimento i 600 milioni di commissione sull’assistenza tecnica all’aumento di capitale. Perchè il mondo si divide tra le istituzioni finanziarie che hanno i soldi da investire, come il fondo del Qatar, e regolatori di mercato interessati a garantire i guadagni ai loro mentori. Per questo, e sembra di saltare di palo in frasca ma fa parte dello stesso ragionamento, Putin, dopo aver aperto il mercato finanziario russo all’Occidente, l’ha prontamente richiuso arroccandosi verso la ripresa della Guerra Fredda. Se non l’avesse fatto, gli esponenti della finanza internazionale l’avrebbero spolpato vivo come solo i piranha possono fare.
Adesso il futuro del Monte è nelle mani di Gentiloni. Che ha il grosso problema di non poter sbagliare, dirà qualcuno. Sì, perché Royal Bank of Scotland è stata nazionalizzata dopo la storiaccia ABN Amro/Antonveneta dal governo inglese nel 2009 senza riuscire fino ad oggi a venirne a capo. Il decreto del governo italiano però ci è stato spiegato essere un intervento a tempo, e che lo Stato alla fine – ma i meccanismi non sono stati ancora ben specificati – riavrà indietro i soldi investiti.
Ergo, il presidente del Consiglio ha due possibilità: la prima di continuare a seguire la corrente, lasciando al suo partito la gestione della banca attraverso le nuove nomine che si andranno a fare con l’intervento, e lasciando continuare l’occupazione politica della banca che dura fin dal 1996: e in questo caso Morelli potrebbe rimanere al suo posto. La seconda di diventare uno statista, nominando una figura e un CdA di grande respiro e libertà, che chiuda definitivamente la crisi e la commistione con certa politica. E silenziando la minoranza del PD in cui confluiscono tutte o quasi le figure politiche che hanno attraversato negli ultimi venti anni la città di Siena e che provvederebbero a fargli mancare i voti in Parlamento.
Sarebbe una impresa più titanica di quella di Enrico Bondi alla Parmalat…