SIENA. Giornate sotto traccia ma intense per il presidente di MPS, Alessandro Profumo, intento ad affrontare i tre fronti aperti nella sua agenda. Da un lato c’è lo sciopero dei bancari il prossimo 30 gennaio. Delegato dall’Abi a discutere con i sindacati, more solito il manager avrebbe fatto la voce grossa, vedendo davanti a sè le stesse persone e le stesse sigle che gli avevano concesso di tutto e di più nella ristrutturazione del Monte dei Paschi. Vedremo se anche questo sciopero finirà con una finta operazione di marketing come a Siena hanno sperimentato tutti, direttamente o indirettamente, sulla propria pelle e i bancari dovranno chinare la testa davanti alle pretese delle banche, i cui rappresentanti non pagano mai i loro errori.
In queste ore il Tandem è operativo sul secondo fronte. Viola e Profumo, infatti, sono a Bruxelles per spiegarel’ennesimo piano di ristrutturazione al Consiglio del Single Supervisory Mechanism della Bce. Approvati i dettagli del piano dal board europeo entro domani, il giorno successivo il consiglio d’amministrazione di MPS dovrebbe approvarlo a sua volta per poi incassare il sigillo del consiglio direttivo dell’Eurotower il 4 febbraio. Piano top secret, ma conterrà tra i suoi dettagli quanto emerso stamattina?
Pare che ieri, nel corso del Consiglio di Sorveglianza di Ubi, sia stata trattata come possibile l’ipotesi per l’acquisto degli sportelli dell’ex-Antonveneta dal Monte dei Paschi di Siena. Secondo le voci che vengono da Bergamo, adesso che il Santander si è defilato ufficialmente, l’operazione di acquisto delle 351 agenzie dell’ex-Antonveneta si farebbe più concreta e insistente. Ubi avrebbe anche la potenzialità finanziaria di assorbire completamente l’istituto di credito senese, ma è possibile che la Banca d’Italia, di fronte a questa eventualità – e dopo aver passato certe responsabilità alla BCE – possa dare parere negativo. Anche perché alla base delle disgrazie del Monte c’è la volontà della grande finanza internazionale di non concedere più di due grandi banche all’Italia. E l’aggregato Ubi-MPS sarebbe davvero una terza grossa banca italiana. Ma il governo italiano, che non ha una politica industriale né una finanziaria propria, sta alla finestra e non prende decisioni in merito. Già è stato difficile partorire una scelta industriale riguardante il settore dell’acciaio (vedi nazionalizzazione Ilva), figuriamoci nel credito. Una proposta di Ubi per Antonveneta farebbe pendere alla fine la bilancia sulla scelta dello spezzatino. L’affanno con cui si muovono Viola e Profumo fa ritenere che non sanno che pesci prendere, e si aggrapperanno alla barca di Victor Massiah che così potrà anche procedere alla ristrutturazione finanziaria del suo gruppo che abbandonerà la struttura federale per fare una sola grande banca.