Conseguenze di una politica poco accorta e temporeggiante dei governanti europei
di Red
SIENA. Continua il gioco a rimpiattino tra la cattiva politica e la pessima finanza. I mercati hanno sonoramente bocciato il summit della scorsa settimana che, anziché risolvere alla radice i problemi finanziari dell’Europa e conseguentemente rimettere in positivo gli stessi mercati mondiali, hanno rinviato le scelte già programmate a futuri scenari politici. Anzi, se possibile, approvando solo le misure di contenimento dei deficit, come sta facendo Monti in queste ore al Parlamento italiano, hanno aggravato la situazione perché mancano alle manovre gli aiuti per la ripresa delle economie reali. Primum salvare argentariae (banche), deinde populus… non funziona. Di conseguenza la scelta del credit watch della scorsa settimana di Standard & Poor’s non era un avvertimento, ma una scelta obbligata dell’agenzia di rating che non può che rappresentare la situazione esistente e non la volontà dei politici. Decidere di non decidere è la peggior soluzione possibile, e ancora una volta, è la classe dirigente europea ad andare a rimorchio della realtà. Il problema è che per il popolo ogni ritardo nelle decisioni è un aumento del conto da pagare.
Come in effetti succede, ad esempio, alla Fondazione MPS. Rinfrancati dalle dichiarazioni di guerra contro l’Eba del presidente Abi Mussari, gli operatori di borsa hanno riservato un trattamento con i guanti alle banche nazionali, e in particolare Monte dei Paschi ha perduto un 8,83% a euro 0,259. Palazzo Salimbeni ha visto scomparire nel lampo di una settimana ogni prospettiva di recupero nei confronti dei suoi debitori e il macigno del covenant è ripiombato ancora più ingombrante in Banchi di Sotto. Se l’Europa dei 27 avesse risposto in maniera efficace si continuava ad essere sopra 0,30 euro e buona parte dei guai era risolta da sola. Tutte le tensioni si riflettono sullo spread che infatti è andato a salire. In queste ultime settimane si è evidenziato un altro grande problema. Come nel resto dell’Italia, molti senesi che se lo possono permettere sono andati in banca e hanno ritirato dai conti milioni di euro. Per tenerli sotto il mattone o per portarli legalmente all’estero (basta dichiarare l’esistenza dei conti nell’apposito quadro della dichiarazione dei redditi). Così il governo attuale ha aggravato i problemi di liquidità delle banche: il denaro immesso dal sistema si è volatilizzato in pochi giorni! Soluzioni buone per le teorie dei “tecnici” si stanno rivelando uguali se non peggiori di quelle del populismo oligarchico che abbiamo subito negli ultimi tre anni: urge un cambio di passo dal governo Monti.
Con la scusa di cercare in banca qualche decina di migliaia di evasori, si mettono le manette ai conti correnti e alla privacy di tutti i cittadini italiani. E chi può, scappa dalla paura della patrimoniale, e contrariamente al passato, oggi si può fare legalmente. Obbligare tutti a regalare commissioni alle banche con l’uso coatto delle carte di credito per qualsiasi transazione (quando l’uso del denaro contante non ha costi aggiuntivi), è una cosa deleteria, nonostante le buone intenzioni. E i fatti lo dimostrano con la fuga dei soldi dalle banche.