Diffondere notizie contraddittorie e parziali non aiuta
di Red
SIENA. Per una serie di motivi sono venuti meno tutti i sistemi di controllo dell’intero settore bancario, anzi, andando a scadenza l’affioramento dei debiti originati da derivati che altre banche, oltre a Mps, possono aver sottoscritto in segreto nel 2008, lo scandalo si potrebbe allargare ad altri istituti, minando il sistema nazionale. La stessa autodifesa dell’on. Bindi, che da Vespa riconduceva le disgrazie MPS a manovre dei rappresentanti PD nel territorio senese con i vertici romani sbigottiti per mancanza di strumenti di intervento, è sembrata un’arrampicata sugli specchi al limite del ridicolo. Se Consob, Tesoro, Banca d’Italia dicono (per escludersi dal balletto delle responsabilità) di non avere nelle mani lo strumento giuridico-finanziario per controllare le banche, la frittata è bell’e fatta. Milano Finanza ha portato nuove prove che confermano quanto scriviamo da mesi, cioè che MPS è una banca dello Stato italiano. Di per sé, per correntisti, obbligazionisti e dipendenti è una gran bella notizia. Ma il continuo negare l’evidenza espone l’istituto alle perplessità della gente, che fiuta un pericolo e scappa via.
Il ragionamento di MF è il seguente: “E’ scritto a chiare lettere nel documento del dicastero dell’Economia che accompagna la relazione del ministro Vittorio Grilli esposta martedì alla Camera: dalla tabella in cui si comparano le caratteristiche dei Tremonti bond, gli strumenti di capitale aggiuntivo del 2008 e quelle dei Monti bond, i 3,9 miliardi di euro che dovrebbero finire appunto nelle casse del Mps nel 2013 a fronte di un interesse pagato allo Stato del 9% emerge la nazionalizzazione. I Tremonti bond del 2008, assegnati a Mps in prima fase e ad altre banche nel periodo 2008-2010, sono “convertibili a discrezione dell’emittente, a partire dal terzo anno successivo all’emissione a condizione che il valore complessivo delle azioni da convertire sia pari o superiore al 110% del valore nominale”. I Monti bond per Mps del 2013, invece, “sono convertibili in qualsiasi momento successivo all’emissione”, spiega il Tesoro. Il nuovo prestito prevede, alle brutte, un ingresso immediato dello Stato nel capitale dell’istituto, con parallela discesa della quota posseduta dalla Fondazione Mps (ora al 36%), ma senza aspettare tre anni: segno evidente che anche per l’Economia e per il governo Monti la situazione di Rocca Salimbeni è molto a rischio e potrebbe imporre una nazionalizzazione pressoché immediata se la banca non dimostrasse di essere in grado di generare utili con cui ripagare i suoi debiti”.
Registriamo la posizione assunta dal governatore del Veneto, Luca Zaia: “”Come presidente della Regione auspico che le forze imprenditoriali e bancarie del territorio si organizzino per far tornare qui il controllo di Antonveneta”. Diciassette miliardi, li caccino fuori e vedranno che il Tandem si farà fotografare anche sorridente. “La presa di posizione di Fondazione Montepaschi, che parla di riduzione delle quote – e sul ruolo delle Fondazioni bancarie com’è noto avrei molto da dire – apre inevitabilmente nuovi scenari”, precisa il presidente della Regione Veneto leghista. “Per far fronte ai problemi sul tappeto potrebbe non essere da escludere la dismissione di un asset importante come Antonveneta con i suoi 400 sportelli” che non sono ovviamente di proprietà della Fondazione: forse si sta aggiungendo confusione a confusione.
Fabio Panetta, vice direttore generale di Via Nazionale, partecipando a un convegno all’Università Bocconi di Milano, avrebbe dichiarato “La vigilanza di Banca d’Italia su Monte dei Paschi è stata ineccepibile e grazie a questa la banca è stabile”, come riportato dalle maggiori agenzie di stampa. L’istituto di credito ha un piano industriale ottimo e impegnativo fatto da persone competenti, ha proseguito Panetta, ma in grado di riportare alti livelli di redditività e ha ribadito come Palazzo Koch non abbia nulla da rimproverarsi sulla vicenda Mps.
E in banca si continua a lavorare: ieri, come comunicato in una nota ai mercati, Rocca Salimbeni ha acquistato obbligazioni ‘Banca Monte dei Paschi di Siena 2012/2017 StepbyStep BancoPosta a 6 anni’ per un controvalore complessivo di 47,198 milioni di euro. Tale ammontare rappresenta il 77,61% dell’importo massimo riacquistabile dalla banca, pari a 60,818 milioni ed e’ avvenuto a un prezzo che riflette, in termini di spread di tasso d’interesse, il merito creditizio di MPS al momento dell’emissione delle obbligazioni. Proprio all’avvio di quel collocamento, Montepaschi aveva stipulato con Poste Italiane un accordo che prevedeva un meccanismo di sostegno della liquidità e obblighi di riacquisto da parte dell’emittente. Questa mattina, inoltre, Rocca Salimbeni ha acquistato un ammontare di obbligazioni ‘Banca Monte dei Paschi di Siena 2011/2017 ‘TassoMisto Cap&Floor BancoPosta’, spendendo complessivamente 62,57 milioni di euro, e raggiungendo in questo caso il 100% dell’importo massimo riacquistabile.