La prospettiva della banca regionale toscana è inquietante
di Red
SIENA. Matteo Renzi ha proclamato un taglio delle tasse per 10 miliardi di euro, ma nessuno ha compreso chiaramente come farà a finanziare questo progetto. Perché ha le mani su un tesoretto, la cui disponibilità – dopo le attese dovute alle schermaglie relative alla liquidazione del suo predecessore Enrico Letta – sta per rendersi operativa. E come in tutte le cose c’è un conto da pagare, e di solito tocca al più debole, specie se è nella condizione di dover pure ringraziare. Il neopresidente del consiglio ha un tesoretto di circa 4 miliardi di euro depositato al Monte dei Paschi di Siena: sono bond al portatore chiamati pomposamente “Monti bond”. Naturalmente il conto lo pagherà la città e – secondo chi risulterà vincitore in questa sfida di potere ben sopra la testa dei cittadini – potrebbe toccare anche ad Alessandro Profumo.
Renzi ha annodato a doppio filo un legame con la CDP, su cui in tempi non sospetti avevamo posto attenzione, e ha dichiarato lo studio di «un diverso utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti»: può farlo solo in perfetto accordo col suo presidente, quel Bassanini così potente da farsi confermare alla guida del colosso finanziario nazionale, nonostante una crisi di governo lo scorso anno. Solo poco tempo fa dal CdA di Rocca Salimbeni erano arrivate le dimissioni di Tania Groppi (7 ottobre) e Turiddo Campaini (15 ottobre) e la partita sembrava girata in favore dei nuovi soci (a cui Profumo voleva riservare l’aumento di capitale) e che erano rappresentati dalle banche del consorzio di garanzia. In vista lo spezzatino dell’istituto di credito più antico del mondo- E addio Siena.
Letta era ritornato dal viaggio di lavoro nei paesi arabi con tanti investimenti da portare in Italia: chissà se si faranno sotto la regìa renziana. C’era anche l’arabo misterioso che avrebbe comprato Rocca Salimbeni nel pacchetto, è stato detto e pensato anche da autorevoli commentatoti internazionali. Forse, aggiungiamo noi, finanza internazionale del petrodollaro con un occhio alla City. Ma Renzi ha rotto gli indugi e per non farsi surclassare dalla leadership che avrebbe assunto Letta con la guida del semestre europeo, gli ha dato il benservito, decidendo di fare il presidente del consiglio con gli appoggi del caso e togliendo ogni potere agli avversari interni. Adesso si vedrà un’accelerazione del processo finale di svendita di Monte dei Paschi, perché c’è da finanziare la riduzione delle tasse e non si può andare contro, più di tanto, agli appetiti della politica e della burocrazia.
Il Tandem dovrà adeguarsi e fare presto, perché Renzi piè veloce vuole azione e rivuole i quattro miliardi di bond che lo faranno grande. La Fondazione ha bisogno di silenzio e stazionarietà del titolo per sbarazzarsi di ulteriori azioni MPS alle migliori condizioni, e la stampa ha già certificato i movimenti in uscita entro marzo. Che altre “nobili” fondazioni puntino a Siena è tutto da confermare…
Di sicuro rimane lo spezzatino, si pensa alla vecchia storia di Deutsche Bank che avrebbe voluto 160 sportelli, quelli che per sovrapposizione non si potranno prendere in ogni caso Unicredit e Intesa, anche se dovessero partecipare all’adc e spartirsi le spoglie. La banca Mps regionale vagheggiata da Profumo nella calura estiva della fortezza e della festa democrat potrebbe aver proprio i confini del Granducato e potrebbe non essere così lontana. Immaginiamo in questo scenario esuberi a non finire in Direzione Generale e Fruendo…