Sposito cosa c'entra con la città in mano alla sinistra?
di Red
SIENA. Certo che ci vuole un gran coraggio per tentare di fare fuori il piccolo ma importante socio della banca Monte dei Paschi di Siena, annunciando 1500 licenziamenti se il sindacato non accetta le nuove condizioni, che Viola ha proposto e il Cda ha frettolosamente approvato la scorsa settimana. Forse perché questo socio silenzioso, ma che fino a ieri era organico alla direzione, si è improvvisamente risvegliato chiedendo a gran voce le dimissioni. Di Mussari e Mancini, ma non solo. Dei doppioni inutili in Alta Direzione, del doppione inutile Amministratore Delegato e Direttore Generale (prima ancora che l’ipotesi della Triade venga pubblicizzata) con relativi fanta-stipendi. Contesta anche l’eccessiva generosità per gli emolumenti dei cosiddetti Top Manager. Di chi stiamo parlando? Dei dipendenti del Monte.
I lavoratori, attraverso la Cassa di Previdenza Aziendale e il Fondo Post ’91, detengono già ora 15 milioni di azioni ordinarie e 42 milioni di obbligazioni varie di banca MPS (fonte Fisac/Cgil). Un bel 3% del capitale sociale, nemmeno adeguatamente rappresentato in Cda: con meno dell’1% Caltagirone ha due rappresentanti, Turiddu Campaini rappresenta Unicoop Firenze che ha il 2,94%. Non solo. In un seminario Abi a Palazzo Altieri nell’aprile 2011 è stato sostenuto dal relatore di un intervento che il solo Fondo Post ‘91 avrebbe un patrimonio di 1 miliardo di euro, a cui aggiungere la dotazione della vecchia (e in futuro esaurimento) Cassa di Previdenza e un terzo fondo che raccoglie le realtà residuali (anch’esse ad esaurimento) del personale proveniente dalle banche incorporate (Antonveneta, BAM, ecc.).
Ringraziamo la segnalazione di un nostro lettore che ci ha dato lo spunto per questa ricerca e queste considerazioni. Prendendo il tutto con le molle, in casa ci sarebbero le risorse da investire per risolvere i problemi di Rocca Salimbeni da soli. Una volta assicurata la solidità della banca acquistando azioni a 0,375 centesimi dalla Fondazione – come da risultati borsistici odierni – basterebbe attendere la ovvia risalita del titolo intorno agli 0,80 euro poi procedere a una lenta e costante cessione delle azioni al mercato stabilizzato per raddoppiare il patrimonio delle tre casse previdenziali che ruotano intorno ai dipendenti del gruppo MPS.
Vi fidereste voi a mettere in mano questa montagna di quattrini ai protagonisti del crollo verticale dell’istituto dal 2008 a oggi? Anche i rappresentanti sindacali, oggetto di critica e qualche volta scherno nei commenti agli articoli apparsi su ilcittadinoonline.it, andrebbero radicalmente sostituiti, visto che gli attuali sono ritenuti organici al sistema di potere che ha governato la banca fino ad oggi e le tante tessere restituite con le quote disdette dalle disposizioni permanenti dimostrano non essere più tanto graditi. Forse Claudio Sposito non sarebbe contento se questa eventualità si materializzasse. Il fondo Clessidra sta coagulando importanti appoggi politici, specialmente a sinistra, per raggiungere una posizione determinante all’interno di Rocca Salimbeni. In nome di chi? Già La Repubblica, nell’ottobre 2008 a proposito della famigerata cordata degli “imprenditori italiani” di Alitalia scriveva: “Il punto è che Claudio Sposito ha un marchio d’ origine di quelli che non si dimenticano e che spunta fuori ad ogni sua mossa: e infatti l’ ex amministratore delegato Fininvest continua inevitabilmente ad essere associato al presidente del consiglio (ex-presidente – ndr)”. Clessidra non comunica i nomi dei suoi investitori. Quale sotterraneo filo sottile lega Berlusconi alla vicenda senese visto che proprio la pesante situazione finanziaria della banca nasce dall’eccessiva presenza nel suo portafoglio dei titoli si stato italiani così massicciamente acquistati durante i governi del cavaliere?
E quali sarebbero i rapporti fra il comune di Siena (e la Provincia, legata alla ruota del carro), il fondo Clessidra e il proprietario della Fininvest, tali da far scaricare pubblicamente in una improvvida intervista alla Reuters il fondo Equinox e le sue potenzialità di investitore?
Noi pensiamo che, come al solito, sbandierata la senesità del Monte, le decisioni sul futuro di banca e città vengano prese altrove, e a conseguente detrimento del patrimonio di chi l’ha costituito nei secoli. Martedì (28 febbraio) si riunisce la Deputazione di Palazzo Sansedoni, ma le offerte di Clessidra ed Equinox non ci risultano essere state presentate. Il tempo passa e le scadenze arrivano.