Gli analisti vedono il titolo crollare a 0,24
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SIENA. Lo sciopero che non c’è stamattina, come il 2 e 3 aprile, grazie all’incontro epocale che ha discusso del nulla. Secondo i sindacati “Il direttore generale, in premessa, ha ufficializzato la volontà dell’azienda di togliere dal tavolo del confronto il tema dei licenziamenti collettivi, modificando nella sostanza l’entità della manovra, sulla cui base sono state proclamate le azioni di sciopero”. Ma stiamo parlando dell’opzione B, quella ipotizzata nel caso i dipendenti non accettassero la decurtazione dello stipendio con i contratti di solidarietà. Che fine ha fatto l’opzione A?
Il comunicato unitario non spiega niente in proposito. Ci si metterà ad un tavolo a trattare con calma, mentre nel frattempo sarà spesa la buonuscita del duo Vigni-Mussari, che sembra certo ammonti a 30 milioni di euro complessivi come premio per aver ridotto ai minimi termini la terza banca dell’Italia. 30 milioni che rappresentano la metà dell’intervento chiesto dal CdA di risparmio in termini di costo del personale. Dovrebbe essere più semplice scontentare due persone invece che 1500, ma la logica a Siena è un’altra cosa…
Questa però è una delle cose che ha notato il mercato, e sappiamo tutti come agli investitori brillino gli occhi quando le aziende quotate licenziano, perché a parità di fatturato gli utili crescono, e notevolmente. Il comunicato che sospende gli scioperi delude le aspettative. Ci sommiamo poi i problemi derivati dallo spread in risalita per le tensioni sulla Spagna, la contrazione delle fonti di guadagno (le commissioni) palesata dalla presentazione del bilancio. Risultato: la picchiata in discesa del titolo a Piazza Affari, che prosegue nel trend negativo aggiungendo un -4,96% a euro 0,2892, che fa temere la rottura al ribasso fino ai valori dell’ 8 gennaio quando si toccò il fondo con 0,197 euro. Complice poi una lista della Fondazione per il prossimo CdA di Rocca Salimbeni, che si riempie la bocca di rinnovamento con personaggi di seconda fila della passata gestione, completata da quella dei soci privati che vede un consigliere uscente, il potentissimo Turiddo Campaini, addirittura candidato alla vicepresidenza (Cara Unicoop Firenze, dove era Campaini mentre venivano prese decisioni sciagurate per il futuro della banca? Era lì a condividerle e votarle), la riconferma di Lorenzo Gorgoni e quella di Frederic Marie de Courtois d’Arcollieres, anch’essi voti a favore della gestione Mussari-Vigni, sotto la benedizione romana del PD.
Ancora una volta appaiono infauste e fuori luogo le parole del sindaco di Siena che solo il 3 aprile ha affermato che “si sono poste le premesse per un rilancio che consentirà a banca e Fondazione di tornare ai risultati attesi”, plaudendo a un impatto positivo (che non c’è) sul mercato. E’ dall’otto marzo (0,4231 euro) quando il Tesoro ha concesso alla Fondazione la vendita di un 15,5% di azioni MPS in mano a Palazzo Sansedoni, che il titolo non fa altro che scendere: qualcuno, prima o poi, dovrà prenderne atto. La prospettiva di contendibilità aveva favorito la risalita del titolo, la certezza che tutto continuerà come prima ne ha provocato il ritorno indietro.
Con ogni probabilità, secondo gli analisti finanziari, il 27 aprile Alessandro Profumo, insieme con la poltrona di presidente di banca Monte dei Paschi, potrebbe ritrovarsi alle prese con un titolo del valore di appena 0,24 euro. Non diamo la colpa alla crisi di tutto ciò, gli altri istituti di credito non soffrono di tali alti e bassi, basta guardare i grafici… E’ quindi possibile che si scommetterà (per usare una parola brutta nei confronti delle persone che in banca ci lavorano) su un nuovo aumento di capitale e sulla riduzione significativa della forza-lavoro in MPS.
Sperando che Profumo abbia la forza di liberare i corridoi della Direzione Generale “dalle mummie ben retribuite che li infestano”, che “non sanno nemmeno cosa è un fido” per usare le espressioni dei nostri lettori che commentano, piuttosto che fare “macelleria sociale”. Qualcuno potrebbe invocare Landini della Fiom: certamente si procurerebbe un palco per parlare. Di cose inespresse, quel venerdì dello sciopero dei dipendenti, ne sono rimaste molte.